Ricominciamo dalla città e dai cittadini.
La gente ha bisogno di vedere soddisfatte le loro esigenze primarie che, in questi ultimi mesi, sono stati messe da parte.
La politica (la parte peggiore di essa) si è alimentata di polemiche sterili, quanto inutili, e da sciatteria e maldicenza degenerata spesso in turpiloquio.
Gli attacchi strumentali, verso una gestione che aveva costruito un percorso virtuoso per Reggio, i personalismi e spesso le calunnie hanno preso il posto alle proposte concrete e costruttive.
Ciò ritengo abbia determinato in città ad una “totalizzante generalizzazione negativa” della classe dirigente, che in questi anni invece ha prodotto tanto per Reggio.
Il cittadino è stato spinto da alcuni (inconsapevolmente ?) verso quel clima di rassegnazione e di demotivazione dal quale si era uscito con la brillante gestione Scopelliti.
E’ chiaro che di tutto ciò nella responsabilità nessuno viene escluso: sia chi ha fatto “terrorismo politico” sia chi non ha saputo (adeguatamente) argomentare e contrapporsi con discorsi costruttivi.
A farla da padrone sono stati i “soliti balordi delatori” con un conseguente livellamento verso il basso.
Ritengo sia giunto il tempo di svegliarsi e reagire a tale situazione.
E’ il tempo di liberarsi dalle catene e dalle camicie di forza e svolgere quel ruolo che l’elettore cittadino ci ha voluto assegnare.
Il centrodestra ha avuto un’ascesa politica senza precedenti in questi anni grazie all’operosità ed alle proposte a favore della cittadinanza.
Voglio ricordare (non mi stancherò di farlo) che il Governatore della Calabria è un reggino che ha già dimostrato tutto il suo interesse verso la città e che oggi (ritengo lo faccia) può dare molto a Reggio.
Ed allora perché non sfruttare questa opportunità storica per tentare di ricostruire questa nostra realtà che “vergognosamente” ci trasciniamo da tempo immemorabile e che tendiamo a riproporla ?
Chi ha a cuore le sorti di Reggio e dei suoi cittadini inizi concretamente a lavorare e dare risposte.
In tal senso deve essere l’orientamento di tutto la maggioranza o , quantomeno, di gran parte di essa (la più sana) che deve spendersi per l’interesse della collettività.
Ritorniamo a spiegare ai cittadini i nostri progetti futuri e le nostre ambizioni ma soprattutto facciamo fatti.
Ritorniamo a coinvolgere la società civile e la parte migliore di essa che ha difficoltà ad interagire con una classe politica scadente e scaduta.
Ritorniamo a lavorare per un progetto comune che deve essere quello che è stato in questi ultimi otto anni: la rinascita e la valorizzazione di un territorio al quale noi apparteniamo.
Escludiamo i “detrattori dell’ultima ora” e chi si “scopre” candido e puro solo oggi, con il solo scopo di degradare e ricondurre a rissa qualsiasi ragionamento per celare interessi nascosti.
La recente scelta di un candidato a Sindaco di Reggio ed alla Presidenza della Provincia deve essere il collante e la forza per procedere, unitamente, ad un raggiungimento di un traguardo che sia la continuità di un processo già da tempo avviato.
Non è più tempo per le parole ma per fatti. Fatti che devono essere concreti e visibili: il cittadino non chiede niente altro.
Ritorniamo tra la gente e con la gente: ascoltiamo i loro bisogni, comprendiamo le loro esigenze e lavoriamo per tentare di realizzarli.
In fondo il cittadino comune, quello serio che lavora e vive in questa città, non chiede altro che non sia il “minimo” della vivibilità.
Non chiede altro che un piccolo e doveroso impegno al fine di vedersi garantiti i “servizi minimi”. Non può essere “violentato” dal chiacchiericcio e dal “rumore” di una classe politica lontana dalla gente.
Pensate che chiede troppo ?
lunedì 13 dicembre 2010
martedì 19 ottobre 2010
La morte di Don Chisciotte
Alonso Chisciano non sembrò per nulla contento dei due valentissimi cani per custodia del bestiame, comprati per lui dal baccelliere, l’uno chiamato Barcino e l’altro Butrone, da un pecoraio di Chintanar.
Ne servirono a nulla le parole di quello che era stato il suo fido scudiero Sancho Pancia: “vossignoria non muoia signor mio, pigli il mio consiglio, badi a vivere, ché non può fare l'uomo peggiore bestialità in questa vita del lasciarsi morire così alla babbalà, senzaché nessuno lo ammazzi né altre mani lo finiscano fuorché quelle della malinconia; non si lasci per carità cogliere dalla poltroneria, e si levi da questo letto che anderemo in campagna vestiti da pastori come siamo rimasti d'accordo; e chi sa che dietro a qualche bosco non troviamo la signora donna Dulcinea non più incantata, com'è comune nostro desiderio: e se per caso vossignoria muore del dolore di essere stato vinto, ne dia a me tutta la colpa, e dica che se avessi strette un poco le cinghie a Ronzinante, non sarebbe stramazzato; e già vossignoria avrà letto molte volte nei suoi libri di cavalleria che i cavalieri erano soliti scavalcarsi l'un l'altro, e che quello che oggi è vinto, dimani è vincitore”.
Ascoltò con animo riposato.
Aveva cessato di essere Don Chisciotte della Mancha e moriva così Alonso Chisciano il buono.
Il notaio allora disse ad alta voce: “ Non ho mai letto in alcuna opera di cavalleria che un cavaliere errante sia morto nel suo letto così tranquillo e così cristianamente rassegnato come don Chisciotte”.
Alonso Chisciano ammise che era stato un errore avere letto tutti quei libri di cavalleria e di aver compiuto tante stramberie: era diventato savio come gli altri volevano.
Fu solo allora che morì.
Ne servirono a nulla le parole di quello che era stato il suo fido scudiero Sancho Pancia: “vossignoria non muoia signor mio, pigli il mio consiglio, badi a vivere, ché non può fare l'uomo peggiore bestialità in questa vita del lasciarsi morire così alla babbalà, senzaché nessuno lo ammazzi né altre mani lo finiscano fuorché quelle della malinconia; non si lasci per carità cogliere dalla poltroneria, e si levi da questo letto che anderemo in campagna vestiti da pastori come siamo rimasti d'accordo; e chi sa che dietro a qualche bosco non troviamo la signora donna Dulcinea non più incantata, com'è comune nostro desiderio: e se per caso vossignoria muore del dolore di essere stato vinto, ne dia a me tutta la colpa, e dica che se avessi strette un poco le cinghie a Ronzinante, non sarebbe stramazzato; e già vossignoria avrà letto molte volte nei suoi libri di cavalleria che i cavalieri erano soliti scavalcarsi l'un l'altro, e che quello che oggi è vinto, dimani è vincitore”.
Ascoltò con animo riposato.
Aveva cessato di essere Don Chisciotte della Mancha e moriva così Alonso Chisciano il buono.
Il notaio allora disse ad alta voce: “ Non ho mai letto in alcuna opera di cavalleria che un cavaliere errante sia morto nel suo letto così tranquillo e così cristianamente rassegnato come don Chisciotte”.
Alonso Chisciano ammise che era stato un errore avere letto tutti quei libri di cavalleria e di aver compiuto tante stramberie: era diventato savio come gli altri volevano.
Fu solo allora che morì.
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domenica 3 ottobre 2010
Caro Direttore,
“Devastato il giardino, profanati i calici e gli altari, gli Unni entrarono a cavallo nella biblioteca del monastero e lacerarono i libri incomprensibili, li oltraggiarono e li dettero alle fiamme….” (Jorge Luis Borges).
Caro Direttore, non finirò mai di ringraziarLa per le reiterate offese e per le analisi puntuali e precise che fa sul giornale da Lei diretto.
Qualche volta ho azzardato qualche precisazione; nulla di più.
Altro non avrei potuto fare.
Non mi sono mai sentito offeso e non potrei esserlo; altri dovrebbero sentirsi offesi (i cittadini).
Ma quest’ultimi per alcuni individui sono solo un dettaglio, nient’altro che una minuzia insignificante.
Lei oltre, a limitarsi alla “pura descrizione” dei fatti, ha espresso delle considerazioni che il banale e comune cittadino quotidianamente fa: Lei ha la possibilità di scriverlo.
Non è concesso a nessuno oltraggiare le Istituzioni ed offendere una Città.
Ma, come gli Unni, alcuni credono di essere in diritto di farlo solo perché non ne comprendono il significato.
Ciò naturalmente deriva da un basso livello culturale (che non vuol dire aver letto molti libri) e da un’arroganza brutale.
Ecco che a poco serve la pulizia delle strade, ripristinare il manto stradale, se queste non sono precedute da una “rieducazione civica”.
Credo che ciascuno di noi ha il dovere di riflettere sul danno che si può procurare con alcuni gesti.
E Lei fa bene a ricordarcelo !
Le severe riflessioni a cui Lei ci sottopone con i suoi scritti, stia sereno (so che lo è), servono ed anche molto: naturalmente a chi ha la capacità ed il desiderio di farlo.
E’ successo anche a me qualche volta di aver esagerato e di avere offeso qualcuno; anche io ho oltraggiato e profanato: il clima esasperato ed esasperante provoca anche questo.
Le garantisco che ,quelle poche volte che mi è successo, è servito per comprendere che non serve “personalizzare” o lottare contro l’arroganza: il cittadino chiede ben altro.
Chiede a ciascuno di noi ed ai partiti tutti, un senso di responsabilità ed un servizio per la comunità: spesso (troppo spesso) questo non si è verificato.
Mi creda è difficile operare in una realtà come la nostra.
Ecco perché serve l’aiuto di gente come Lei che “bacchetta” e “denuncia” quando si oltrepassa il “limite di tolleranza”.
E questo limite ultimamente, ahimè, è stato superato: anche di molto.
A poco servono le “denunce eclatanti e ad effetto” se questi servono solamente a coprire altri interessi o a perseguire altri obiettivi.
Serve comprendere che abbiamo il dovere e la responsabilità di operare con coscienza, per migliorare le precarie condizioni di questa terra dove, la ‘ndragheta (mi creda) è il male minore.
Serve comprendere che questa è la terra dei nostri figli e delle persone alle quali vogliamo bene: facciamolo, non fosse altro, per loro.
Per alcuni miei atteggiamenti, potrei essere accusato di misantropia, di superbia o di pazzia. Tali accuse sarebbero ridicole: ho sempre operato nell’interesse del mio prossimo e, credo ancora che sia possibile “umanizzare” la politica e sia possibile donar, agli altri, parte di noi stessi.
Il mio impegno di una maggiore sensibilità ai problemi del cittadino lo ha “strappato” e spero anche di altri.
Prima di concludere mi consenta di chiederLe una cortesia: si mantenga sempre “lucido ed attento” ma soprattutto libero come lo è sempre stato.
Lei ed il Suo staff serve a questa città.
Cordialmente e con rinnovata stima.
Antonio Nicolò – Capogruppo del Pdl al Comune-
Caro Direttore, non finirò mai di ringraziarLa per le reiterate offese e per le analisi puntuali e precise che fa sul giornale da Lei diretto.
Qualche volta ho azzardato qualche precisazione; nulla di più.
Altro non avrei potuto fare.
Non mi sono mai sentito offeso e non potrei esserlo; altri dovrebbero sentirsi offesi (i cittadini).
Ma quest’ultimi per alcuni individui sono solo un dettaglio, nient’altro che una minuzia insignificante.
Lei oltre, a limitarsi alla “pura descrizione” dei fatti, ha espresso delle considerazioni che il banale e comune cittadino quotidianamente fa: Lei ha la possibilità di scriverlo.
Non è concesso a nessuno oltraggiare le Istituzioni ed offendere una Città.
Ma, come gli Unni, alcuni credono di essere in diritto di farlo solo perché non ne comprendono il significato.
Ciò naturalmente deriva da un basso livello culturale (che non vuol dire aver letto molti libri) e da un’arroganza brutale.
Ecco che a poco serve la pulizia delle strade, ripristinare il manto stradale, se queste non sono precedute da una “rieducazione civica”.
Credo che ciascuno di noi ha il dovere di riflettere sul danno che si può procurare con alcuni gesti.
E Lei fa bene a ricordarcelo !
Le severe riflessioni a cui Lei ci sottopone con i suoi scritti, stia sereno (so che lo è), servono ed anche molto: naturalmente a chi ha la capacità ed il desiderio di farlo.
E’ successo anche a me qualche volta di aver esagerato e di avere offeso qualcuno; anche io ho oltraggiato e profanato: il clima esasperato ed esasperante provoca anche questo.
Le garantisco che ,quelle poche volte che mi è successo, è servito per comprendere che non serve “personalizzare” o lottare contro l’arroganza: il cittadino chiede ben altro.
Chiede a ciascuno di noi ed ai partiti tutti, un senso di responsabilità ed un servizio per la comunità: spesso (troppo spesso) questo non si è verificato.
Mi creda è difficile operare in una realtà come la nostra.
Ecco perché serve l’aiuto di gente come Lei che “bacchetta” e “denuncia” quando si oltrepassa il “limite di tolleranza”.
E questo limite ultimamente, ahimè, è stato superato: anche di molto.
A poco servono le “denunce eclatanti e ad effetto” se questi servono solamente a coprire altri interessi o a perseguire altri obiettivi.
Serve comprendere che abbiamo il dovere e la responsabilità di operare con coscienza, per migliorare le precarie condizioni di questa terra dove, la ‘ndragheta (mi creda) è il male minore.
Serve comprendere che questa è la terra dei nostri figli e delle persone alle quali vogliamo bene: facciamolo, non fosse altro, per loro.
Per alcuni miei atteggiamenti, potrei essere accusato di misantropia, di superbia o di pazzia. Tali accuse sarebbero ridicole: ho sempre operato nell’interesse del mio prossimo e, credo ancora che sia possibile “umanizzare” la politica e sia possibile donar, agli altri, parte di noi stessi.
Il mio impegno di una maggiore sensibilità ai problemi del cittadino lo ha “strappato” e spero anche di altri.
Prima di concludere mi consenta di chiederLe una cortesia: si mantenga sempre “lucido ed attento” ma soprattutto libero come lo è sempre stato.
Lei ed il Suo staff serve a questa città.
Cordialmente e con rinnovata stima.
Antonio Nicolò – Capogruppo del Pdl al Comune-
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NON SERVONO PIU' LE SCUSE !
E’ raccapricciante, disgustoso e deplorevole quanto è avvenuto nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, oltre che offensivo per l’intera città.
Ogni altra considerazione sarebbe superflua oltre che inutile.
Ne, tantomeno, può trovare una plausibile giustificazione: non c’è nulla che possa giustificare un livello così basso.
E nei toni usati e nei fatti.
Cosi come appare inutile ed oltremodo “ridicolo” il tentativo, da parte di chicchessia, di minimizzare la gravità di quanto è accaduto.
E’ ormai ben evidente (ove ve ne fosse bisogno) la distorta e cattiva interpretazione di un ruolo che il cittadino elettore ha voluto assegnarci: la politica non può e non deve essere questa.
Non serve più neanche scusarsi; bisogna dimostrare con i fatti di avere rispetto per una comunità, che non è interessata alle beghe personali ma che è “semplicemente” stufa e disgustata per quanto è costretta a subire.
Non possiamo restare impantanati nel fango dove taluni soggetti riescono ad avere la meglio in quanto da sempre abituati.
Ne possiamo portare nel fango un’intera città della quale (purtroppo) noi dovremmo essere l’espressione diretta.
Vogliamo risalire dal sottoscala nel quale ci troviamo ad un livello più alto per dare delle risposte concrete ai cittadini.
Si è deciso, da parte di tutti, assumendosene le responsabilità, di continuare ad amministrare questa città: alle promesse non sono seguiti i fatti. Strano,vi pare ?
Ergo: facciamolo in maniera seria e concreta altrimenti non rimane altro che restituire la voce al cittadino.
L’irresponsabilità di taluni non può ricadere su di tutti.
Ritengo, a questo punto, che ognuno debba assumersi, con i fatti, le responsabilità che gli competono.
Per riacquistare un minimo di credibilità è necessario procedere con i fatti.
E questi attengono al Sindaco ff ed al Coordinatore Tuccio.
Censurare, in maniera seria e concreta, chi intende perseguire obiettivi diversi da quelli che, dovrebbero essere gli obiettivi di una “sana e pulita Amministrazione” è un obbligo.
Altrimenti non ci resta altro che prendere atto che altri sono gli interessi.
Una cosa è certa: il sottoscritto “non intende” sottostare più alla visione di simili fatti ed alla “sconsiderata elucubrazione mentale” di taluni soggetti.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio Calabria-
Ogni altra considerazione sarebbe superflua oltre che inutile.
Ne, tantomeno, può trovare una plausibile giustificazione: non c’è nulla che possa giustificare un livello così basso.
E nei toni usati e nei fatti.
Cosi come appare inutile ed oltremodo “ridicolo” il tentativo, da parte di chicchessia, di minimizzare la gravità di quanto è accaduto.
E’ ormai ben evidente (ove ve ne fosse bisogno) la distorta e cattiva interpretazione di un ruolo che il cittadino elettore ha voluto assegnarci: la politica non può e non deve essere questa.
Non serve più neanche scusarsi; bisogna dimostrare con i fatti di avere rispetto per una comunità, che non è interessata alle beghe personali ma che è “semplicemente” stufa e disgustata per quanto è costretta a subire.
Non possiamo restare impantanati nel fango dove taluni soggetti riescono ad avere la meglio in quanto da sempre abituati.
Ne possiamo portare nel fango un’intera città della quale (purtroppo) noi dovremmo essere l’espressione diretta.
Vogliamo risalire dal sottoscala nel quale ci troviamo ad un livello più alto per dare delle risposte concrete ai cittadini.
Si è deciso, da parte di tutti, assumendosene le responsabilità, di continuare ad amministrare questa città: alle promesse non sono seguiti i fatti. Strano,vi pare ?
Ergo: facciamolo in maniera seria e concreta altrimenti non rimane altro che restituire la voce al cittadino.
L’irresponsabilità di taluni non può ricadere su di tutti.
Ritengo, a questo punto, che ognuno debba assumersi, con i fatti, le responsabilità che gli competono.
Per riacquistare un minimo di credibilità è necessario procedere con i fatti.
E questi attengono al Sindaco ff ed al Coordinatore Tuccio.
Censurare, in maniera seria e concreta, chi intende perseguire obiettivi diversi da quelli che, dovrebbero essere gli obiettivi di una “sana e pulita Amministrazione” è un obbligo.
Altrimenti non ci resta altro che prendere atto che altri sono gli interessi.
Una cosa è certa: il sottoscritto “non intende” sottostare più alla visione di simili fatti ed alla “sconsiderata elucubrazione mentale” di taluni soggetti.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio Calabria-
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martedì 28 settembre 2010
Gianfranco traditore e ladro di sogni.
Lo confesso: il mandante delle accuse a Fini sono io. Io e tutti quei ragazzi che hanno creduto nella destra, investendoci la vita. Noi, che possiamo comprendere i trasformismi, ma che non gli perdoneremo mai di aver svenduto i nostri sacrifici al "cognato"
Io so chi c’è dietro le carte che accusano Fini. So chi le ispira, conosco bene il mandante. Non c’entra affatto con Palazzo Chigi, i servizi segreti, il governo di Santa Lucia. È un ragazzo di quindici anni che si iscrisse alla Giovane Italia. Sognava un’Italia migliore, amava la tradizione quanto la ribellione, detestava l’arroganza dei contestatori almeno quanto la viltà dei moderati, e si sedette dalla parte del torto, per gusto aspro di libertà. Portava in piazza la bandiera tricolore, si emozionava per storie antiche e comizi infiammati, pensava che solo i maledetti potessero dire la verità.Quel ragazzo insieme ad altri coetanei fondò una sezione e ogni mese facevano la colletta per pagare tredicimila lire di affitto, più le spese di luce, acqua e attività. Si tassavano dalla loro paghetta ma era solo un acconto, erano disposti a dare la vita. Il ragazzo aveva vinto una ricca borsa di studio di ben 150mila lire all’anno e decise di spenderla tutta per comprare alla sezione un torchio e così esercitare la sua passione politica e anche di stampa. Passò giorni interi da militante, a scrivere, a stampare e diffondere volantini. E con lui i suoi inseparabili camerati, Precco, Martimeo, il Canemorto, e altri. Scuola politica di pomeriggio, volantini di sera, manifesti di notte, rischi di botte e ogni tanto pellegrinaggi in cerca di purezza con tricolori e fazzoletti al collo. Erano migliaia i ragazzi come lui. Ce ne furono alcuni che persero la vita, una trentina mi pare, ma non vuol ricordare i loro nomi; lo infastidiva il richiamo ai loro nomi nei comizi per strappare l’applauso o, peggio, alle elezioni per strappare voti. Perciò non li cita. Sa solo che uno di quei ragazzi poteva essere lui.È lui, il ragazzo di quindici anni, il vero mandante e ispiratore delle accuse a Fini. Non rivuole indietro i soldi che spese per il torchio, per mantenere la sezione, per comprare la colla. Furono ben spesi, ne va fiero. Non rivuole nemmeno gli anni perduti che nessuno del resto può restituirgli, le passioni bruciate di quel tempo. E nemmeno chiede che gli venga riconosciuto lo spreco di pensieri, energie, parole, opere e missioni che dedicò poi negli anni a quella «visione del mondo». Le idee furono buttate al vento ma è giusto così; è al vento che le idee si devono dare. Quell’etichetta gli restò addosso per tutta la vita, e gli costò non poco, ma seppe anche costruirvi sopra qualcosa. No, non chiede indietro giorni, giornali, libri, occasioni e tanto tanto altro ancora.Però quel che non sopporta è pensare che qualcuno, dopo aver buttato a mare le sue idee e i loro testimoni, dopo aver gettato nel cesso quelle bandiere e quei sacrifici, dopo aver dimenticato facce, vite, morti, storie, culture e pensieri, possa usare quel che resta di un patrimonio di fede e passione per i porci comodi suoi e del suo clan famigliare. Capisce tutto, cambiare idee, adeguarsi al proprio tempo, abiurare, rinnegare, perfino tradire. Non giustifica, ma capisce; non rispetta, ma accetta. È la politica, bellezza. E figuratevi se pensa che dovesse restare inchiodato alla fiamma su cui pure ha campato per tanto tempo. Però quel che non gli va giù è vedere quelle paghette di ragazzi che alla politica dettero solo e non ebbero niente, quei soldi arrotolati di poveracci che li sottraevano alle loro famiglie e venivano a dirlo orgogliosi, quelle pietose collette tra gente umile e onesta, per tenere in vita sezioni, finire in quel modo. Gente che risparmiava sulla benzina della propria Seicento per dare due soldi al partito che col tempo finirono inghiottiti in una Ferrari. Gente che ha lasciato alla Buona Causa il suo appartamento. Gente che sperava di vedere un giorno trionfare l’Idea, come diceva con fede grottesca e verace. E invece, Montecarlo, i Caraibi, due, tre partiti sciolti nel nulla, gioventù dissolte nell’acido. È questo che il ragazzo non può perdonare.Da Berlusconi il ragazzo non si aspettava nulla di eroico, e neanche da Bossi o da Casini. E nemmeno da Fini, tutto sommato. Capiva i tempi, i linguaggi e le esigenze mutate, le necessità della politica, il futuro... Poteva perfino trescare e finanziare la politica con schifose tangenti; ma giocare sulla pelle dei sogni, giocare sulla pelle dei poveri e dei ragazzini che per abitare i loro sogni si erano tolti i due soldi che avevano, no, non è accettabile. Attingere da quel salvadanaio di emarginate speranze è vergognoso; come vergognoso è lasciare col culo per terra tanta gente capace e fedele nei secoli, che ha dato l’anima al suo partito ed era ancora in attesa di uno spazio per loro, per favorire con appaltoni rapidi e milionari il suddetto clan famigliare. Lui non crede che il senso della vita sia, come dice Bocchino in un’intervista, «Cibo, sesso e viaggi» (si è scordato dei soldi).Il vero ispiratore e mandante dell’operazione è lui, quel ragazzo di quindici anni. Si chiama Marcello, ma potrebbe chiamarsi Pietrangelo o Marco. Non gl’interessa se Gianfrego debba dimettersi e andarsene all’estero, ai Caraibi o a Montecarlo, o continuare. Lo stufa questo interminabile grattaefini. È pronto a discutere le ragioni politiche, senza disprezzarle a priori. Sentiremo oggi le sue spiegazioni (ma perché un videomessaggio, non è mica Bin Laden). Però Fini non ha diritto di rubare i sogni di un ragazzo, di un vecchio, di un combattente. Non ha diritto di andarsi a svendere la loro dignità, i loro sacrifici, le loro idee. Non può sporcare quel motto di Pound che era il blasone di quei ragazzi; loro ci hanno rimesso davvero, lui ci ha guadagnato. Quel ragazzo ora chiede a Fini solo un piccolo sforzo, adattare lo slogan alla situazione reale e dire: se un uomo è disposto a svendere casa, o non vale niente la casa o non vale niente lui. E la casa valeva.
Marcello Veneziani
Io so chi c’è dietro le carte che accusano Fini. So chi le ispira, conosco bene il mandante. Non c’entra affatto con Palazzo Chigi, i servizi segreti, il governo di Santa Lucia. È un ragazzo di quindici anni che si iscrisse alla Giovane Italia. Sognava un’Italia migliore, amava la tradizione quanto la ribellione, detestava l’arroganza dei contestatori almeno quanto la viltà dei moderati, e si sedette dalla parte del torto, per gusto aspro di libertà. Portava in piazza la bandiera tricolore, si emozionava per storie antiche e comizi infiammati, pensava che solo i maledetti potessero dire la verità.Quel ragazzo insieme ad altri coetanei fondò una sezione e ogni mese facevano la colletta per pagare tredicimila lire di affitto, più le spese di luce, acqua e attività. Si tassavano dalla loro paghetta ma era solo un acconto, erano disposti a dare la vita. Il ragazzo aveva vinto una ricca borsa di studio di ben 150mila lire all’anno e decise di spenderla tutta per comprare alla sezione un torchio e così esercitare la sua passione politica e anche di stampa. Passò giorni interi da militante, a scrivere, a stampare e diffondere volantini. E con lui i suoi inseparabili camerati, Precco, Martimeo, il Canemorto, e altri. Scuola politica di pomeriggio, volantini di sera, manifesti di notte, rischi di botte e ogni tanto pellegrinaggi in cerca di purezza con tricolori e fazzoletti al collo. Erano migliaia i ragazzi come lui. Ce ne furono alcuni che persero la vita, una trentina mi pare, ma non vuol ricordare i loro nomi; lo infastidiva il richiamo ai loro nomi nei comizi per strappare l’applauso o, peggio, alle elezioni per strappare voti. Perciò non li cita. Sa solo che uno di quei ragazzi poteva essere lui.È lui, il ragazzo di quindici anni, il vero mandante e ispiratore delle accuse a Fini. Non rivuole indietro i soldi che spese per il torchio, per mantenere la sezione, per comprare la colla. Furono ben spesi, ne va fiero. Non rivuole nemmeno gli anni perduti che nessuno del resto può restituirgli, le passioni bruciate di quel tempo. E nemmeno chiede che gli venga riconosciuto lo spreco di pensieri, energie, parole, opere e missioni che dedicò poi negli anni a quella «visione del mondo». Le idee furono buttate al vento ma è giusto così; è al vento che le idee si devono dare. Quell’etichetta gli restò addosso per tutta la vita, e gli costò non poco, ma seppe anche costruirvi sopra qualcosa. No, non chiede indietro giorni, giornali, libri, occasioni e tanto tanto altro ancora.Però quel che non sopporta è pensare che qualcuno, dopo aver buttato a mare le sue idee e i loro testimoni, dopo aver gettato nel cesso quelle bandiere e quei sacrifici, dopo aver dimenticato facce, vite, morti, storie, culture e pensieri, possa usare quel che resta di un patrimonio di fede e passione per i porci comodi suoi e del suo clan famigliare. Capisce tutto, cambiare idee, adeguarsi al proprio tempo, abiurare, rinnegare, perfino tradire. Non giustifica, ma capisce; non rispetta, ma accetta. È la politica, bellezza. E figuratevi se pensa che dovesse restare inchiodato alla fiamma su cui pure ha campato per tanto tempo. Però quel che non gli va giù è vedere quelle paghette di ragazzi che alla politica dettero solo e non ebbero niente, quei soldi arrotolati di poveracci che li sottraevano alle loro famiglie e venivano a dirlo orgogliosi, quelle pietose collette tra gente umile e onesta, per tenere in vita sezioni, finire in quel modo. Gente che risparmiava sulla benzina della propria Seicento per dare due soldi al partito che col tempo finirono inghiottiti in una Ferrari. Gente che ha lasciato alla Buona Causa il suo appartamento. Gente che sperava di vedere un giorno trionfare l’Idea, come diceva con fede grottesca e verace. E invece, Montecarlo, i Caraibi, due, tre partiti sciolti nel nulla, gioventù dissolte nell’acido. È questo che il ragazzo non può perdonare.Da Berlusconi il ragazzo non si aspettava nulla di eroico, e neanche da Bossi o da Casini. E nemmeno da Fini, tutto sommato. Capiva i tempi, i linguaggi e le esigenze mutate, le necessità della politica, il futuro... Poteva perfino trescare e finanziare la politica con schifose tangenti; ma giocare sulla pelle dei sogni, giocare sulla pelle dei poveri e dei ragazzini che per abitare i loro sogni si erano tolti i due soldi che avevano, no, non è accettabile. Attingere da quel salvadanaio di emarginate speranze è vergognoso; come vergognoso è lasciare col culo per terra tanta gente capace e fedele nei secoli, che ha dato l’anima al suo partito ed era ancora in attesa di uno spazio per loro, per favorire con appaltoni rapidi e milionari il suddetto clan famigliare. Lui non crede che il senso della vita sia, come dice Bocchino in un’intervista, «Cibo, sesso e viaggi» (si è scordato dei soldi).Il vero ispiratore e mandante dell’operazione è lui, quel ragazzo di quindici anni. Si chiama Marcello, ma potrebbe chiamarsi Pietrangelo o Marco. Non gl’interessa se Gianfrego debba dimettersi e andarsene all’estero, ai Caraibi o a Montecarlo, o continuare. Lo stufa questo interminabile grattaefini. È pronto a discutere le ragioni politiche, senza disprezzarle a priori. Sentiremo oggi le sue spiegazioni (ma perché un videomessaggio, non è mica Bin Laden). Però Fini non ha diritto di rubare i sogni di un ragazzo, di un vecchio, di un combattente. Non ha diritto di andarsi a svendere la loro dignità, i loro sacrifici, le loro idee. Non può sporcare quel motto di Pound che era il blasone di quei ragazzi; loro ci hanno rimesso davvero, lui ci ha guadagnato. Quel ragazzo ora chiede a Fini solo un piccolo sforzo, adattare lo slogan alla situazione reale e dire: se un uomo è disposto a svendere casa, o non vale niente la casa o non vale niente lui. E la casa valeva.
Marcello Veneziani
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lunedì 27 settembre 2010
DOMANDE SULLA SANITA'
Tante, troppe volte ho scritto sulla sanità (essendo medico) anticipando quello che oggi tutti riconoscono: la sanità in Calabria può essere salvata solo facendo ricorso ad un miracolo.
Conoscendo le indiscusse capacità del nostro Governatore Scopelliti confido in questo miracolo. Ebbi a scrivere ironicamente, non molto tempo fa, “speriamo che la sanità in Calabria non cambi”.
Il motivo è che molti interessi si “annidano” nella sanità e molti sono coloro i quali professano amore verso il malato, mentre egoisticamente tutelano soltanto il proprio interesse.
Dicevo che solo un miracolo può salvare la sanità calabrese, ma se ci mettiamo un buon impegno possiamo evitare che questo miracolo si avveri
Dalle prime avvisaglie, sembra (ne sono certo) che stiamo andando in questa direzione: i soliti “furbastri” si sono attivati per far emergere quanto di negativo c’è nella sanità e per contestarne le scelte.
Et voilà come d’incanto salta fuori l’amore sviscerato per l’ammalato ed i “consigli disinteressati”, del sindacalista di turno, usati come “attacco preventivo”.
Strano che questi signori sino ad oggi non si siano accorti di nulla o, quanto meno, non vi abbiano messo cosi tale passione in passato. Conosco le risposte: le denunce alla corte dei conti, alla procura etc. etc.
Il sottoscritto promotore dell’iniziativa di un nuovo ospedale, che ha denunciato ripetutamente la mancanza di una medicina nucleare, le carenze in Radioterapia, i disservizi e gli “imboscamenti vari” non ha mai trovato al suo seguito questi illustri personaggi.
Non ho cambiato idea sulla sanità cosi come non ho cambiato idea su chi usa la sanità quale mezzo di “sostentamento”.
Vorrei ricordare alcune cose: il giorno in cui ho messo in evidenza le carenze della Radioterapia, dopo qualche giorno sul Quotidiano esce un articolo dove si afferma che il Servizio è perfetto (Sic!).
Dopo aver ripetutamente detto (da molto tempo) che è necessario la PET in Ospedale oggi qualcuno si ricorda dei malati con tumori che hanno bisogno la PET.
Chi era a conoscenza che le diagnosi di tumore in passato venivano dati dopo due mesi, ha fatto finta di non sapere (Avevo invitato in ospedale qualche giornalista: nulla) ma oggi si ricorda (stranamente) di chi soffre di patologia tumorale. Fortunatamente oggi la diagnosi si fa in cinque giorni all’Ospedale!
Malasanità: come mai non si dice che la perforazione di un’ansa intestinale è avvenuta in una nota ed efficiente struttura privata ?
Perché non si dice che molti pazienti operati in strutture private finiscono nel post-operatorio all’ospedale ?
Come mai ci si ricorda solo ora del Morelli, quando il sottoscritto ha sempre avanzato la proposta di farne un centro di onco-ematologia in quanto, il Morelli non è mai stato e mai potrà essere un ospedale ?
Come mai chi aveva il dovere di “vigilare” sugli imboscati non li ha denunciati prima ? Ecco che promuoviamo a caposala chi era dichiarato inabile al servizio di infermiere. Ed i sindacati che ruolo hanno avuto in tutto ciò ?. E potrei continuare all’infinito.
La risposta è semplice: “attacchi ad orologeria” da parte di chi, in netto contrasto con il Governatore, pur di non perdere privilegi vuole “indurlo” a più miti consigli.
Chi entra oggi in Ospedale si rende conto del cambiamento ad iniziare dalla pulizia e dall’organizzazione messa in atto: ben vengano alcuni trasferimenti dal Morelli ai Riuniti, ben venga l’accorpamento delle strutture che comportano una spesa doppia con stesse prestazioni.
Fortunatamente il Commissario dott. Bellinvia, da persona competente e qualificata, sta mettendo in atto delle soluzioni che comporteranno grandi vantaggi per la sanità reggina ed in linea con il programma di cambiamento. Comprendo che a più di uno questo dà fastidio e ne capisco le reazioni.
Per conoscenza, al di là di quanto denunciato, il controllo dei NAS (subito inviato) non ha evidenziato irregolarità rilevanti.
Purtroppo, oggi saremo in molti a pagare la “scellerata” gestione della sanità di questi ultimi dieci anni e, forse anche il cittadino dovrà rinunciare a qualche privilegio (vedi ospedale sotto casa): ma è l’unico modo per fare avvenire il miracolo.
Non crediamo a chi dà “consigli interessati” specie se inapplicabili.
Le scelte, coraggiose ed impopolari, possono solamente farli chi ha veramente a cuore l’interesse di riportare alla normalità la sanità in Calabria. Le persone che hanno “veramente” a cuore il problema devono sostenerle.
I ciarlatani, gli affaristi, gli opportunisti e quant’altro stiano rigorosamente alla larga.
So che questo non avverrà e dunque aspettiamoci altri attacchi che minano e frenano il cambiamento.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio-
Conoscendo le indiscusse capacità del nostro Governatore Scopelliti confido in questo miracolo. Ebbi a scrivere ironicamente, non molto tempo fa, “speriamo che la sanità in Calabria non cambi”.
Il motivo è che molti interessi si “annidano” nella sanità e molti sono coloro i quali professano amore verso il malato, mentre egoisticamente tutelano soltanto il proprio interesse.
Dicevo che solo un miracolo può salvare la sanità calabrese, ma se ci mettiamo un buon impegno possiamo evitare che questo miracolo si avveri
Dalle prime avvisaglie, sembra (ne sono certo) che stiamo andando in questa direzione: i soliti “furbastri” si sono attivati per far emergere quanto di negativo c’è nella sanità e per contestarne le scelte.
Et voilà come d’incanto salta fuori l’amore sviscerato per l’ammalato ed i “consigli disinteressati”, del sindacalista di turno, usati come “attacco preventivo”.
Strano che questi signori sino ad oggi non si siano accorti di nulla o, quanto meno, non vi abbiano messo cosi tale passione in passato. Conosco le risposte: le denunce alla corte dei conti, alla procura etc. etc.
Il sottoscritto promotore dell’iniziativa di un nuovo ospedale, che ha denunciato ripetutamente la mancanza di una medicina nucleare, le carenze in Radioterapia, i disservizi e gli “imboscamenti vari” non ha mai trovato al suo seguito questi illustri personaggi.
Non ho cambiato idea sulla sanità cosi come non ho cambiato idea su chi usa la sanità quale mezzo di “sostentamento”.
Vorrei ricordare alcune cose: il giorno in cui ho messo in evidenza le carenze della Radioterapia, dopo qualche giorno sul Quotidiano esce un articolo dove si afferma che il Servizio è perfetto (Sic!).
Dopo aver ripetutamente detto (da molto tempo) che è necessario la PET in Ospedale oggi qualcuno si ricorda dei malati con tumori che hanno bisogno la PET.
Chi era a conoscenza che le diagnosi di tumore in passato venivano dati dopo due mesi, ha fatto finta di non sapere (Avevo invitato in ospedale qualche giornalista: nulla) ma oggi si ricorda (stranamente) di chi soffre di patologia tumorale. Fortunatamente oggi la diagnosi si fa in cinque giorni all’Ospedale!
Malasanità: come mai non si dice che la perforazione di un’ansa intestinale è avvenuta in una nota ed efficiente struttura privata ?
Perché non si dice che molti pazienti operati in strutture private finiscono nel post-operatorio all’ospedale ?
Come mai ci si ricorda solo ora del Morelli, quando il sottoscritto ha sempre avanzato la proposta di farne un centro di onco-ematologia in quanto, il Morelli non è mai stato e mai potrà essere un ospedale ?
Come mai chi aveva il dovere di “vigilare” sugli imboscati non li ha denunciati prima ? Ecco che promuoviamo a caposala chi era dichiarato inabile al servizio di infermiere. Ed i sindacati che ruolo hanno avuto in tutto ciò ?. E potrei continuare all’infinito.
La risposta è semplice: “attacchi ad orologeria” da parte di chi, in netto contrasto con il Governatore, pur di non perdere privilegi vuole “indurlo” a più miti consigli.
Chi entra oggi in Ospedale si rende conto del cambiamento ad iniziare dalla pulizia e dall’organizzazione messa in atto: ben vengano alcuni trasferimenti dal Morelli ai Riuniti, ben venga l’accorpamento delle strutture che comportano una spesa doppia con stesse prestazioni.
Fortunatamente il Commissario dott. Bellinvia, da persona competente e qualificata, sta mettendo in atto delle soluzioni che comporteranno grandi vantaggi per la sanità reggina ed in linea con il programma di cambiamento. Comprendo che a più di uno questo dà fastidio e ne capisco le reazioni.
Per conoscenza, al di là di quanto denunciato, il controllo dei NAS (subito inviato) non ha evidenziato irregolarità rilevanti.
Purtroppo, oggi saremo in molti a pagare la “scellerata” gestione della sanità di questi ultimi dieci anni e, forse anche il cittadino dovrà rinunciare a qualche privilegio (vedi ospedale sotto casa): ma è l’unico modo per fare avvenire il miracolo.
Non crediamo a chi dà “consigli interessati” specie se inapplicabili.
Le scelte, coraggiose ed impopolari, possono solamente farli chi ha veramente a cuore l’interesse di riportare alla normalità la sanità in Calabria. Le persone che hanno “veramente” a cuore il problema devono sostenerle.
I ciarlatani, gli affaristi, gli opportunisti e quant’altro stiano rigorosamente alla larga.
So che questo non avverrà e dunque aspettiamoci altri attacchi che minano e frenano il cambiamento.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio-
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lunedì 20 settembre 2010
Caro Governatore
Caro Governatore,
lasci che Le dica subito una cosa, senza mezzi termini o giri di parole.
Lo dirò in maniera chiara, diretta, ed al mio solito provocatoria, anche a costo di attirarmi le antipatie di molti: questa è una terra di cialtroni che merita soltanto di essere abbandonata a se stessa.
Mi scuserà per lo sfogo, ma sono amareggiato e indignato: amareggiato per l’aggressione e indignao per il comportamento di chi è a capo di simili proteste.
Una terra capace solo di insorgere quando (come è già successo) qualcuno ci dice chiaramente che non siamo in condizioni di saperci gestire e che siamo dei fannulloni.
Alla stessa maniera capace di indignarsi e di protestare, non appena qualcuno mette in atto dei tentativi per toglierci dalla “ merda “ in cui ci hanno costretti a vivere sino ad oggi.
Come si fa a non capire la gravità in cui versa la sanità ?
Non riesco a comprendere l’atteggiamento di quei manifestanti, che hanno commesso quella vile aggressione nei Suoi confronti, in quel di Cosenza. Così come non riesco a trovare un epiteto diverso da quello di “cialtroni” riferito a chi strumentalizza una “ scelta obbligata “ quale è quella della chiusura di alcuni ospedali. O forse dobbiamo continuare con la TAC imballata e deposta nel sottoscala ?
Gente che non rappresenta certamente noi medici ed operatori sanitari, che non può nemmeno rappresentare i cittadini, ne tantomeno i pazienti.
Conosco il Suo modo di operare fatto di scelte coraggiose e lungimiranti, la capacità decisionale e l’amore verso questa terra.
Li conosco per aver lavorato al Suo fianco per anni e, di questo, ne sono orgoglioso.
Riconosco in Lei una caratteristica che poche persone hanno: la voglia di riscatto e il desiderio di modificare questa nostra triste e misera condizione.
So perfettamente ( come lo sanno tutti ) che nella sanità non si può agire diversamente da come Lei sta facendo: è l’unico modo per “ tentare “ di riportare alla normalità il diritto alla salute.
Non molto tempo fa io scrissi testualmente: “ speriamo che la sanità in Calabria non cambi “.
Era un modo ironico per porre l’accento e per fare comprendere (ove ve ne fosse bisogno) che la sanità rappresenta il luogo dove ognuno ci “sguazza” e si “trastulla” oltre che arricchirsi.
Tanti, troppi sono gli interessi che ruotano attorno alla sanità.
Non solo interesse economico ma anche interesse a non lavorare, a mantenere privilegi, non migliorare, continuare a vivere facendo i propri comodi: anche se tutto ciò può comportare la fine della sanità.
Troppi privilegi e per molti, a discapito della povera gente e di chi è costretto a doversi curare in Calabria.
Confesso che questa reazione ( nonostante la mia scarsa considerazione verso i Calabresi ) comunque mi ha sorpreso: non pensavo si potesse arrivare a tanto.
Basta ! Si è superato ogni limite: non ci si ferma neanche se è a rischio la vita dei propri familiari.
Perché di questo si tratta: continuare come si è fatto sino ad oggi significa morire.
I quotidiani atti intimidatori nei Suoi confronti e questa ultima aggressione sono un segnale chiaro e preciso: c’è gente che ama vivere in questo disastro, in questa illegalità, in questo abbandono. Solo così possono più facilmente gestire i loro “ sporchi interessi “.
La gente onesta, coraggiosa, perbene e chi non vuole questo “ squallido sistema di vita “ deve ribellarsi, e lo deve fare al di là del colore politico e del ceto di appartenenza.
E’ ora di dire basta e di gridarlo con forza tutti insieme.
Non c’è altro modo di cambiare le cose in Calabria: scelte coraggiose e senso di responsabilità.
A Lei non mancano questi requisiti e sta agendo di conseguenza .
In precedenza, tutti hanno rinviato queste decisioni nella sanità perché scomode, impopolari e punitive
Punitive per i ladri, per i nullafacenti, per gli inetti che sono tanti.
Questi signori, ch appartengono ad una di queste categorie, dovrebbero vergognarsi come dovrebbe vergognarsi chi è loro complice o istigatore.
Questi “ squallidi personaggi” vanno isolati ed additati al pubblico ludibrio.
Noi Governatore saremo sempre al Suo fianco. Perché noi stiamo dalla parte delle persone perbene e che amano , nonostante tutto, questa terra.
Vada avanti ! La gente onesta, chi ha bisogno di curarsi, chi vuole il ripristino della legalità gliene sarà grato.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl Comune di Reggio Calabria -
lasci che Le dica subito una cosa, senza mezzi termini o giri di parole.
Lo dirò in maniera chiara, diretta, ed al mio solito provocatoria, anche a costo di attirarmi le antipatie di molti: questa è una terra di cialtroni che merita soltanto di essere abbandonata a se stessa.
Mi scuserà per lo sfogo, ma sono amareggiato e indignato: amareggiato per l’aggressione e indignao per il comportamento di chi è a capo di simili proteste.
Una terra capace solo di insorgere quando (come è già successo) qualcuno ci dice chiaramente che non siamo in condizioni di saperci gestire e che siamo dei fannulloni.
Alla stessa maniera capace di indignarsi e di protestare, non appena qualcuno mette in atto dei tentativi per toglierci dalla “ merda “ in cui ci hanno costretti a vivere sino ad oggi.
Come si fa a non capire la gravità in cui versa la sanità ?
Non riesco a comprendere l’atteggiamento di quei manifestanti, che hanno commesso quella vile aggressione nei Suoi confronti, in quel di Cosenza. Così come non riesco a trovare un epiteto diverso da quello di “cialtroni” riferito a chi strumentalizza una “ scelta obbligata “ quale è quella della chiusura di alcuni ospedali. O forse dobbiamo continuare con la TAC imballata e deposta nel sottoscala ?
Gente che non rappresenta certamente noi medici ed operatori sanitari, che non può nemmeno rappresentare i cittadini, ne tantomeno i pazienti.
Conosco il Suo modo di operare fatto di scelte coraggiose e lungimiranti, la capacità decisionale e l’amore verso questa terra.
Li conosco per aver lavorato al Suo fianco per anni e, di questo, ne sono orgoglioso.
Riconosco in Lei una caratteristica che poche persone hanno: la voglia di riscatto e il desiderio di modificare questa nostra triste e misera condizione.
So perfettamente ( come lo sanno tutti ) che nella sanità non si può agire diversamente da come Lei sta facendo: è l’unico modo per “ tentare “ di riportare alla normalità il diritto alla salute.
Non molto tempo fa io scrissi testualmente: “ speriamo che la sanità in Calabria non cambi “.
Era un modo ironico per porre l’accento e per fare comprendere (ove ve ne fosse bisogno) che la sanità rappresenta il luogo dove ognuno ci “sguazza” e si “trastulla” oltre che arricchirsi.
Tanti, troppi sono gli interessi che ruotano attorno alla sanità.
Non solo interesse economico ma anche interesse a non lavorare, a mantenere privilegi, non migliorare, continuare a vivere facendo i propri comodi: anche se tutto ciò può comportare la fine della sanità.
Troppi privilegi e per molti, a discapito della povera gente e di chi è costretto a doversi curare in Calabria.
Confesso che questa reazione ( nonostante la mia scarsa considerazione verso i Calabresi ) comunque mi ha sorpreso: non pensavo si potesse arrivare a tanto.
Basta ! Si è superato ogni limite: non ci si ferma neanche se è a rischio la vita dei propri familiari.
Perché di questo si tratta: continuare come si è fatto sino ad oggi significa morire.
I quotidiani atti intimidatori nei Suoi confronti e questa ultima aggressione sono un segnale chiaro e preciso: c’è gente che ama vivere in questo disastro, in questa illegalità, in questo abbandono. Solo così possono più facilmente gestire i loro “ sporchi interessi “.
La gente onesta, coraggiosa, perbene e chi non vuole questo “ squallido sistema di vita “ deve ribellarsi, e lo deve fare al di là del colore politico e del ceto di appartenenza.
E’ ora di dire basta e di gridarlo con forza tutti insieme.
Non c’è altro modo di cambiare le cose in Calabria: scelte coraggiose e senso di responsabilità.
A Lei non mancano questi requisiti e sta agendo di conseguenza .
In precedenza, tutti hanno rinviato queste decisioni nella sanità perché scomode, impopolari e punitive
Punitive per i ladri, per i nullafacenti, per gli inetti che sono tanti.
Questi signori, ch appartengono ad una di queste categorie, dovrebbero vergognarsi come dovrebbe vergognarsi chi è loro complice o istigatore.
Questi “ squallidi personaggi” vanno isolati ed additati al pubblico ludibrio.
Noi Governatore saremo sempre al Suo fianco. Perché noi stiamo dalla parte delle persone perbene e che amano , nonostante tutto, questa terra.
Vada avanti ! La gente onesta, chi ha bisogno di curarsi, chi vuole il ripristino della legalità gliene sarà grato.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl Comune di Reggio Calabria -
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giovedì 16 settembre 2010
CIARLATANI GLOBALI
Frasi “ preconfezionate “ pronto all’uso, da indossare come vestiti per ogni occasione e per ogni stagione.
Quello che conta sono i fatti e solamente i fatti. E’ di questo che la Calabria ha bisogno.
“ Ciarlatani globali “ mettetevi al lavoro e dimostrate con i fatti cosa volete fare e dove volete andare.
Finiamola di parlare di legalità quando operiamo nell’illegalità, finiamola di parlare di sostegno ai più deboli e bisognosi quando produciamo impoverimento e “ menefreghismo “ verso gli altri, finiamola di parlare di cultura se dimostriamo un imbarbarimento del nostro intelletto, e soprattutto finiamola di declamare “ sovraumane virtù “ quando cadiamo nelle bassezze più squallide.
Non servono le parole ma i fatti.
Specie in questa nostra terra abituata ed “ assuefatta “ dalle parole, che hanno ormai solo un “ effetto soporifero “ tanto da indurre all’afasia, alla mancanza di parole, i più.
Nei fatti tutto rimane fermo, immutabile con un andamento “oscillante “ tra l’esaltazione e la depressione: atteggiamento maniacale dunque.
Siamo intrappolati e prigionieri delle parole mentre i fatti languiscono o vengono utilizzati ad arte per mascherare, celare, mistificare.
Di quali “ fatti certi “ allora parliamo per essere sicuri di non sbagliarci nel giudizio ?
Di quelli che nel corso della nostra, seppur breve, vita abbiamo prodotto e che rappresentano la storia personale di ciascuno di noi.
Sono questi che determina ed identificano l’individuo e che ne possano presagire l’atteggiamento futuro di ciascuno di noi.
Dovrei tacere anche io per non dispiacere chi gioca con le parole.
Non dovrei, dunque, disturbare chi parla promettendo di fare fatti concreti ma che , alla fine, si rivelano solo “fatti propri “.
Che il disabile rimane prigioniero in casa, che l’ammalato non venga curato, che il disagio del cittadino aumenta a dismisura, che gli eventi meteorologici mettano a nudo un degrado nascosto che le difficoltà ad un quotidiano vivere sono sempre più crescenti: altro non sono questi che fatti.
E la politica cosa fa ? Che ruolo gioca in questi casi ? Il cittadino come si pone dinnanzi ai fatti ?
Queste e tante altre domande assillano la mia mente.
Le parole di questi giorni, in un momento in cui ci “ riscopriamo “ fedeli e cristiani: “ Il politico cristiano deve operare con spirito di servizio, evitando l’uso strumentale e personale del mandato popolare “.
I fatti dimostrano sempre il contrario di ciò che solennemente affermiamo !
Una crisi politica che ha messo a nudo quello che ormai è arcinoto a tutti: l’uso strumentale e personale del mandato popolare.
La Madonna illuminerà tutti ? Ho seri dubbi al riguardo.
Orbene, se è vero che siamo tutti così puri e casti, che abbiamo a cuore l’interesse della comunità, che ogni giorno operiamo nell’interesse della collettività, dimostriamolo con i fatti.
Ben vengano i fatti, anche da quelli che non solo non ne hanno mai fatto, ma che addirittura sono andati nella direzione opposta a quella giusta.
Dimostriamo da subito quell’amore sviscerato per il prossimo, di cui ognuno si dichiara esserne portatore, e quotidianamente facciamo fatti: con lealtà, con giustizia, con amore, con senso di rispetto e con umiltà.
Questo vale per tutti coloro che fanno politica, me compreso, e per coloro che credono di non farla: i cittadini.
Ciascuno di noi è chiamato nel suo agire ad interessarsi di ciò che avviene attorno a se.
L’ipocrisia, la malafede, la strumentalizzazione, il disinteresse, la critica fine a se non serve a migliorare nulla: anzi agevola chi delle parole ne fa un uso strumentale per fare fatti che nulla hanno a che vedere con l’interesse della collettività.
I giorni a venire dimostreranno se la Madonna ci avrà illuminato nel nostro cammino oppure siamo noi che siamo “ totalmente ciechi “.
Io spero che oltre ad essere ciechi non siamo pure sordi, e che anche questo mio invito costruttivo nell’interesse della nostra città e delle persone più deboli e bisognosi finisca per non essere ascoltato.
Quello che conta sono i fatti e solamente i fatti. E’ di questo che la Calabria ha bisogno.
“ Ciarlatani globali “ mettetevi al lavoro e dimostrate con i fatti cosa volete fare e dove volete andare.
Finiamola di parlare di legalità quando operiamo nell’illegalità, finiamola di parlare di sostegno ai più deboli e bisognosi quando produciamo impoverimento e “ menefreghismo “ verso gli altri, finiamola di parlare di cultura se dimostriamo un imbarbarimento del nostro intelletto, e soprattutto finiamola di declamare “ sovraumane virtù “ quando cadiamo nelle bassezze più squallide.
Non servono le parole ma i fatti.
Specie in questa nostra terra abituata ed “ assuefatta “ dalle parole, che hanno ormai solo un “ effetto soporifero “ tanto da indurre all’afasia, alla mancanza di parole, i più.
Nei fatti tutto rimane fermo, immutabile con un andamento “oscillante “ tra l’esaltazione e la depressione: atteggiamento maniacale dunque.
Siamo intrappolati e prigionieri delle parole mentre i fatti languiscono o vengono utilizzati ad arte per mascherare, celare, mistificare.
Di quali “ fatti certi “ allora parliamo per essere sicuri di non sbagliarci nel giudizio ?
Di quelli che nel corso della nostra, seppur breve, vita abbiamo prodotto e che rappresentano la storia personale di ciascuno di noi.
Sono questi che determina ed identificano l’individuo e che ne possano presagire l’atteggiamento futuro di ciascuno di noi.
Dovrei tacere anche io per non dispiacere chi gioca con le parole.
Non dovrei, dunque, disturbare chi parla promettendo di fare fatti concreti ma che , alla fine, si rivelano solo “fatti propri “.
Che il disabile rimane prigioniero in casa, che l’ammalato non venga curato, che il disagio del cittadino aumenta a dismisura, che gli eventi meteorologici mettano a nudo un degrado nascosto che le difficoltà ad un quotidiano vivere sono sempre più crescenti: altro non sono questi che fatti.
E la politica cosa fa ? Che ruolo gioca in questi casi ? Il cittadino come si pone dinnanzi ai fatti ?
Queste e tante altre domande assillano la mia mente.
Le parole di questi giorni, in un momento in cui ci “ riscopriamo “ fedeli e cristiani: “ Il politico cristiano deve operare con spirito di servizio, evitando l’uso strumentale e personale del mandato popolare “.
I fatti dimostrano sempre il contrario di ciò che solennemente affermiamo !
Una crisi politica che ha messo a nudo quello che ormai è arcinoto a tutti: l’uso strumentale e personale del mandato popolare.
La Madonna illuminerà tutti ? Ho seri dubbi al riguardo.
Orbene, se è vero che siamo tutti così puri e casti, che abbiamo a cuore l’interesse della comunità, che ogni giorno operiamo nell’interesse della collettività, dimostriamolo con i fatti.
Ben vengano i fatti, anche da quelli che non solo non ne hanno mai fatto, ma che addirittura sono andati nella direzione opposta a quella giusta.
Dimostriamo da subito quell’amore sviscerato per il prossimo, di cui ognuno si dichiara esserne portatore, e quotidianamente facciamo fatti: con lealtà, con giustizia, con amore, con senso di rispetto e con umiltà.
Questo vale per tutti coloro che fanno politica, me compreso, e per coloro che credono di non farla: i cittadini.
Ciascuno di noi è chiamato nel suo agire ad interessarsi di ciò che avviene attorno a se.
L’ipocrisia, la malafede, la strumentalizzazione, il disinteresse, la critica fine a se non serve a migliorare nulla: anzi agevola chi delle parole ne fa un uso strumentale per fare fatti che nulla hanno a che vedere con l’interesse della collettività.
I giorni a venire dimostreranno se la Madonna ci avrà illuminato nel nostro cammino oppure siamo noi che siamo “ totalmente ciechi “.
Io spero che oltre ad essere ciechi non siamo pure sordi, e che anche questo mio invito costruttivo nell’interesse della nostra città e delle persone più deboli e bisognosi finisca per non essere ascoltato.
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Comune di Reggio calabria
lunedì 6 settembre 2010
SI PUO' IMPARARE SOLO DAGLI ERRORI
Bene! Adesso che il “caso è chiuso “ (almeno così sembra nelle intenzioni) qualcuno dovrebbe chiedere scusa ai cittadini di Reggio.
Ed a farlo credo dobbiamo essere tutti.
Io sono il primo a farlo e spero che altri seguano la ruota!
Chiedo scusa ai cittadini di Reggio per le difficoltà che ne sono derivate da una crisi incomprensibile sino alla fine, anche per chi scrive.
Naturalmente alcuni atteggiamenti, alcune prese di posizioni vanno censurati e l’auspicio è che non si verificano più: almeno da parte di chi “sente” il peso della responsabilità del ruolo che ricopre.
Responsabilmente io chiedo scusa alla città.
Fermo restando che alcuni “ tristi personaggi ”, coinvolti nella faccenda, che di tutto si sono preoccupati tranne che dell’interesse ed il bene comune, tali rimangono e non potranno mai cambiare. A tutt’oggi molte “zone d’ombra” persistono nonostante la comparsa del sole ed a questo punto solo il tempo potrà chiarirli.
Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma pensare che tutto finisca con un “volemose bene” ed andiamo avanti, nell’interesse della città, è estremamente riduttivo oltre che offensivo.
Da qui la necessità di un atto di umiltà: ammettere di avere sbagliato è meglio che non aver sbagliato. Solo dagli errori si può imparare. Spero che almeno in questo si è consapevoli.
Per il rispetto che la carica di consigliere, assessore e sindaco impone verso i cittadini è necessaria , oggi più che mai, la chiarezza ed i fatti coerenti che ne dovrebbero derivare.
Siamo tutti pronti ad ergerci a paladini e difensori della verità, quando poi della bugia ne facciamo la regola.
Le accuse mosse a questa Amministrazione sono sempre le stesse ed hanno sempre la stessa matrice politica e mistificatrice. Accuse che ad oggi non hanno avuto alcun riscontro: si è giocato con le parole, si sono strumentalizzate alcuni fatti e si è cercato di demonizzare l’operato di un Sindaco (Scopelliti) che era riuscito a dare un volto nuovo a Reggio: questi sono i fatti.
Io credo sia indispensabile non vanificare quanto si è prodotto in questi anni è continuare nella direzione già tracciata con senso di responsabilità e spirito di abnegazione.
La città ha bisogno di molte attenzioni e di molte risposte concrete.
Non possiamo pensare di risolvere tutto in poco tempo, ne tantomeno procedere con “il passo del gambero”: un passo avanti e due indietro.
Non ce lo possiamo permettere, la nostra realtà e la nostra condizione culturale, economica ed occupazionale, è peggiore di quella che nel resto dell’Italia.
Se è vero che abbiamo la voglia di riscattarci e di progredire cerchiamo di farlo anche differenziandoci dagli altri: la classe politica tutta chieda scusa agli elettori-cittadini, per quello che si poteva fare e non si è fatto, per non aver saputo interpretare il giusto ruolo del politico: è un primo atto concreto di umiltà.
E’ necessario un diverso e più moderno modo di ragionare, uno stile politico più sobrio e civile, un senso più profondo delle istituzioni, un attaccamento crescente ai valori della democrazia e della libertà.
Quale migliore occasione oggi noi abbiamo se non quella di chiedere scusa ai cittadini ? Nessuna, credo.
La responsabilità di qualunque cosa accada e che interessa una comunità va equamente distribuita: dal cittadino comune a chi è delegato ad occuparsi della crescita di una città. Nessuno è esente da colpe.
Debbo esprimere apprezzamento per alcuni giornalisti che hanno “stimolato”, ancor di più, in me questa riflessione con una critica, a volte feroce, ma comunque costruttiva.
Alla stessa maniera esprimo disprezzo per chi usa la comunicazione in maniera subdola ed interessata! Purtroppo ciò non aiuta alla crescita culturale anzi alimenta un disinteresse ed un senso di sfiducia nel cittadino. E’ questa una cosa estremamente grave!
Cosi come disprezzo, aprioristicamente, chi “strumentalmente” potrebbe usare questo mio scritto. Ha un solo significato ed è rivolto alle persone di buona volontà: dobbiamo insieme crescere e guardare al futuro di questa nostra terra.
Possiamo farlo se umilmente riconosciamo quando sbagliamo, se riusciamo ad “isolare” chi rema contro e se, con i gesti quotidiani, mettiamo anche un solo “piccolo mattoncino” per la costruzione della nostra terra.
Dobbiamo comprendere che il risultato dipende dal nostro corretto vivere quotidiano, superando le prove che ci sono riservate e concentrarsi sull’obiettivo: migliorare la nostra realtà
Ed a farlo credo dobbiamo essere tutti.
Io sono il primo a farlo e spero che altri seguano la ruota!
Chiedo scusa ai cittadini di Reggio per le difficoltà che ne sono derivate da una crisi incomprensibile sino alla fine, anche per chi scrive.
Naturalmente alcuni atteggiamenti, alcune prese di posizioni vanno censurati e l’auspicio è che non si verificano più: almeno da parte di chi “sente” il peso della responsabilità del ruolo che ricopre.
Responsabilmente io chiedo scusa alla città.
Fermo restando che alcuni “ tristi personaggi ”, coinvolti nella faccenda, che di tutto si sono preoccupati tranne che dell’interesse ed il bene comune, tali rimangono e non potranno mai cambiare. A tutt’oggi molte “zone d’ombra” persistono nonostante la comparsa del sole ed a questo punto solo il tempo potrà chiarirli.
Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma pensare che tutto finisca con un “volemose bene” ed andiamo avanti, nell’interesse della città, è estremamente riduttivo oltre che offensivo.
Da qui la necessità di un atto di umiltà: ammettere di avere sbagliato è meglio che non aver sbagliato. Solo dagli errori si può imparare. Spero che almeno in questo si è consapevoli.
Per il rispetto che la carica di consigliere, assessore e sindaco impone verso i cittadini è necessaria , oggi più che mai, la chiarezza ed i fatti coerenti che ne dovrebbero derivare.
Siamo tutti pronti ad ergerci a paladini e difensori della verità, quando poi della bugia ne facciamo la regola.
Le accuse mosse a questa Amministrazione sono sempre le stesse ed hanno sempre la stessa matrice politica e mistificatrice. Accuse che ad oggi non hanno avuto alcun riscontro: si è giocato con le parole, si sono strumentalizzate alcuni fatti e si è cercato di demonizzare l’operato di un Sindaco (Scopelliti) che era riuscito a dare un volto nuovo a Reggio: questi sono i fatti.
Io credo sia indispensabile non vanificare quanto si è prodotto in questi anni è continuare nella direzione già tracciata con senso di responsabilità e spirito di abnegazione.
La città ha bisogno di molte attenzioni e di molte risposte concrete.
Non possiamo pensare di risolvere tutto in poco tempo, ne tantomeno procedere con “il passo del gambero”: un passo avanti e due indietro.
Non ce lo possiamo permettere, la nostra realtà e la nostra condizione culturale, economica ed occupazionale, è peggiore di quella che nel resto dell’Italia.
Se è vero che abbiamo la voglia di riscattarci e di progredire cerchiamo di farlo anche differenziandoci dagli altri: la classe politica tutta chieda scusa agli elettori-cittadini, per quello che si poteva fare e non si è fatto, per non aver saputo interpretare il giusto ruolo del politico: è un primo atto concreto di umiltà.
E’ necessario un diverso e più moderno modo di ragionare, uno stile politico più sobrio e civile, un senso più profondo delle istituzioni, un attaccamento crescente ai valori della democrazia e della libertà.
Quale migliore occasione oggi noi abbiamo se non quella di chiedere scusa ai cittadini ? Nessuna, credo.
La responsabilità di qualunque cosa accada e che interessa una comunità va equamente distribuita: dal cittadino comune a chi è delegato ad occuparsi della crescita di una città. Nessuno è esente da colpe.
Debbo esprimere apprezzamento per alcuni giornalisti che hanno “stimolato”, ancor di più, in me questa riflessione con una critica, a volte feroce, ma comunque costruttiva.
Alla stessa maniera esprimo disprezzo per chi usa la comunicazione in maniera subdola ed interessata! Purtroppo ciò non aiuta alla crescita culturale anzi alimenta un disinteresse ed un senso di sfiducia nel cittadino. E’ questa una cosa estremamente grave!
Cosi come disprezzo, aprioristicamente, chi “strumentalmente” potrebbe usare questo mio scritto. Ha un solo significato ed è rivolto alle persone di buona volontà: dobbiamo insieme crescere e guardare al futuro di questa nostra terra.
Possiamo farlo se umilmente riconosciamo quando sbagliamo, se riusciamo ad “isolare” chi rema contro e se, con i gesti quotidiani, mettiamo anche un solo “piccolo mattoncino” per la costruzione della nostra terra.
Dobbiamo comprendere che il risultato dipende dal nostro corretto vivere quotidiano, superando le prove che ci sono riservate e concentrarsi sull’obiettivo: migliorare la nostra realtà
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martedì 24 agosto 2010
LA PREVALENZA DEL CRETINO
Il commissariamento, a questo punto della telenovela, rappresenta il “male necessario “ per la nostra città !
Questo è il mio personale convincimento.
Quando, irresponsabilmente, l’interesse del cittadino e della città non viene tutelato da chi è deputato a farlo è meglio “ scomparire “, “ eclissarsi “ e lasciare il posto ad altri per risolvere i problemi della città
Quando la politica non svolge il ruolo che gli compete ma risulta essere l’unico mezzo da cui trarre “sostentamento” o dare libero sfogo agli istinti più tribali non ci si può aspettare nulla.
Quel genio che era Marinetti aveva previsto tutto, nel promuovere quello che fu il genere poetico futurista.
Non aveva previsto una degenerazione di quelle che dovevano essere le “ parole in libertà “, con
l’abolizione di sintassi e punteggiatura.
Poteva anche essere un modo nuovo di scrivere, ma l’idea non era (certo) quella di affidare, a chi disconosce il significato delle parole o ne fa un uso “ deteriore ”, un’arma che può rivelarsi letale.
Ecco che “ le parole in libertà “ diventano parole espresse liberamente.
Senza assumersi la responsabilità (morale ) di ciò che si dice, senza preoccuparsi di dare un senso ad un discorso o sostenere una tesi anche se pur sbagliata: parole in libertà.
Comprendo che ognuno vive ed agisce per come ha sempre fatto; ma provate ad immaginare cosa fa un maiale nel salotto di casa vostra: ecco è la stessa cosa.
Il deterioramento di ogni cosa è la naturale conseguenza ( o la diretta conseguenza ) di questa nostra società dove, insegnare a dei bambini che la vita sulla terra si è evoluta da forme più elementari a più complesse diventa un’impresa ardua.
Cosi come è impensabile far comprendere che una cosa è il talk-show (nella sua versione peggiore) ed altra cosa è la politica !
Chi non possiede i “rudimenti”, i requisiti minimi del confronto civile ma solo quelli dello spettacolo e del cabaret difficilmente potrà comprendere il significato di un ragionamento che è frutto di un pensiero e di un substrato culturale costruito negli anni.
Se penso ai democristiani di trenta o quarant’anni fa mi sembrano giganti se paragonati ai “nanetti della politica” odierna.
In fondo è quello che Fruttero e Lucentini avevano anticipato: “ la prevalenza del cretino “
Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé: guai a scendere sul suo terreno ! Saresti un perdente.
Insomma. E’ il caso di dire: non c’è “ trippa per i gatti “.
A questo punto non rimane altro che la rassegnazione ! Anche quello di vedere commissariata la tua Città diventa un “male necessario “: ci liberiamo “ momentaneamente “ di taluni soggetti.
Personaggi che ritorneranno puntualmente, come un mal denti, se non si cura la “carie” che ha eroso alle radici questa nostra città.
Lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti ed è il peggiore che si potesse offrire.
Dispiace prendere atto che si è nell’impossibilità di poter contribuire alla crescita culturale e civile di questa nostra terra: ecco “ spiegata “ la scelta di una Pivetti !
Impossibilitati in quanto il confronto è impari: da una parte chi ha dimostrato, con il proprio lavoro e con i propri studi, di appartenere a quella “società civile” dall’altra chi ha dimostrato esattamente il contrario.
Alla fine si cerca di ribaltare la situazione “mescolando ed intorpidendo con del liquame” le acque.
Anche una mela marcia in un sacco fa marcire tutte le mele ed in politica ( purtroppo ) il marciume non manca. Aspettiamo impazienti altri “ schizzi di fango “
Ma la città merita tutto ciò ? E’ una domanda sulla quale ognuno di noi è invitato a riflettere.
Antonio Nicolò Consigliere Comunale
Questo è il mio personale convincimento.
Quando, irresponsabilmente, l’interesse del cittadino e della città non viene tutelato da chi è deputato a farlo è meglio “ scomparire “, “ eclissarsi “ e lasciare il posto ad altri per risolvere i problemi della città
Quando la politica non svolge il ruolo che gli compete ma risulta essere l’unico mezzo da cui trarre “sostentamento” o dare libero sfogo agli istinti più tribali non ci si può aspettare nulla.
Quel genio che era Marinetti aveva previsto tutto, nel promuovere quello che fu il genere poetico futurista.
Non aveva previsto una degenerazione di quelle che dovevano essere le “ parole in libertà “, con
l’abolizione di sintassi e punteggiatura.
Poteva anche essere un modo nuovo di scrivere, ma l’idea non era (certo) quella di affidare, a chi disconosce il significato delle parole o ne fa un uso “ deteriore ”, un’arma che può rivelarsi letale.
Ecco che “ le parole in libertà “ diventano parole espresse liberamente.
Senza assumersi la responsabilità (morale ) di ciò che si dice, senza preoccuparsi di dare un senso ad un discorso o sostenere una tesi anche se pur sbagliata: parole in libertà.
Comprendo che ognuno vive ed agisce per come ha sempre fatto; ma provate ad immaginare cosa fa un maiale nel salotto di casa vostra: ecco è la stessa cosa.
Il deterioramento di ogni cosa è la naturale conseguenza ( o la diretta conseguenza ) di questa nostra società dove, insegnare a dei bambini che la vita sulla terra si è evoluta da forme più elementari a più complesse diventa un’impresa ardua.
Cosi come è impensabile far comprendere che una cosa è il talk-show (nella sua versione peggiore) ed altra cosa è la politica !
Chi non possiede i “rudimenti”, i requisiti minimi del confronto civile ma solo quelli dello spettacolo e del cabaret difficilmente potrà comprendere il significato di un ragionamento che è frutto di un pensiero e di un substrato culturale costruito negli anni.
Se penso ai democristiani di trenta o quarant’anni fa mi sembrano giganti se paragonati ai “nanetti della politica” odierna.
In fondo è quello che Fruttero e Lucentini avevano anticipato: “ la prevalenza del cretino “
Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé: guai a scendere sul suo terreno ! Saresti un perdente.
Insomma. E’ il caso di dire: non c’è “ trippa per i gatti “.
A questo punto non rimane altro che la rassegnazione ! Anche quello di vedere commissariata la tua Città diventa un “male necessario “: ci liberiamo “ momentaneamente “ di taluni soggetti.
Personaggi che ritorneranno puntualmente, come un mal denti, se non si cura la “carie” che ha eroso alle radici questa nostra città.
Lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti ed è il peggiore che si potesse offrire.
Dispiace prendere atto che si è nell’impossibilità di poter contribuire alla crescita culturale e civile di questa nostra terra: ecco “ spiegata “ la scelta di una Pivetti !
Impossibilitati in quanto il confronto è impari: da una parte chi ha dimostrato, con il proprio lavoro e con i propri studi, di appartenere a quella “società civile” dall’altra chi ha dimostrato esattamente il contrario.
Alla fine si cerca di ribaltare la situazione “mescolando ed intorpidendo con del liquame” le acque.
Anche una mela marcia in un sacco fa marcire tutte le mele ed in politica ( purtroppo ) il marciume non manca. Aspettiamo impazienti altri “ schizzi di fango “
Ma la città merita tutto ciò ? E’ una domanda sulla quale ognuno di noi è invitato a riflettere.
Antonio Nicolò Consigliere Comunale
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sabato 21 agosto 2010
UNA BUSTA ESPLOSIVA
Puntuale ed improvvisa, come un acquazzone in piena estate, arriva la “ solita “ busta con pallottole al seguito.
Non so altrove ma dalle nostri parti ciò rappresenta la regola.
Il destinatario è sempre lo stesso: il Sindaco, l’imprenditore, il magistrato, il giornalista ed il politico.
Mai che ti inviano dei saluti, degli auguri, un regalo. Niente.
E’ meglio ironizzare su questa “ folle ed incivile società “, lasciando il compito di indagare agli inquirenti dandone per scontato il risultato.
Inviare una busta non costa niente se non le spese di spedizione: gli effetti ed il senso, per chi ancora ragiona, sono devastanti !
Ma, come quell’acqua non fa bene alla campagna, la “ busta esplosiva ” non fa bene ad una comunità: di questo ne sono certo.
E’ utilizzata in genere per esprimere formale solidarietà e vicinanza, per una “ raffinata strumentalizzazione” e (cadendo più in basso) può essere motivo di chiacchiericcio al bar, agli angoli della strada o dal barbiere.
Dunque non servono gli inviti, i proclami ed i buoni propositi: serve riflettere sulla misera condizione umana che alberga in questa città ed in questa Regione..
Naturalmente, per indagare non servono le buste o gli “ accorati consequenziali appelli “ dei paladini della Giustizia, non serve demonizzare cosi come non serve snocciolare ipotesi e congetture varie: ritengo che chi ha il compito di farlo non tralascia certamente nulla. E di norma lo fa in silenzio.
Ma noi rischiamo di assuefarci ( se non lo siamo già ) a qualcosa che ha il sapore di “ primordiale ” , di incivile e di basso livello culturale.
Anonima la busta ed anonimi noi: abbiamo perso il senso vero di appartenenza ad una comunità, la nostra identità, e quelli che sono i valori ed i principi del vivere civile.
Non sentiamo neppure la necessità di avere degli eroi: gente disposta a dare la vita per gli altri o per un ideale. E’ triste !
La busta rappresenta quella “ miserabile realtà “ che ci accompagna; realtà che molto spesso non vediamo o, ancora peggio, facciamo finta di non vedere.
Eppure dovrebbe ( seriamente ) indignare, far pensare, stimolare al fine di cercare una soluzione che ci renda un po’ più simili agli “ umani “.
Niente di tutto questo ! Le cose accadono sempre agli altri e per colpa degli altri: pura follia.
Ed allora a cosa serve “ sbracciarsi “, indignarsi, non indietreggiare, solidarizzare e richiamare al senso di responsabilità quando quotidianamente ci comportiamo esattamente all’opposto ?
Infatti ci mascheriamo da “ gentili signori “, siamo insensibili a qualunque cosa contrasta con la civiltà ( e di cose ce ne sono tante ), andiamo avanti calpestando tutto e tutti , dimostriamo di essere degli irresponsabili e la solidarietà non sappiamo neppure dove stia di casa.
Dunque una busta con proiettile che, in un “ paese normale “, è un fatto di una gravità estrema da noi diventa una cosa ( si fa per dire ) normale come cosi come è normale non fare la fila agli sportelli o non dare la precedenza, mentre guidiamo, una persona ( magari anche anziana ) sulle strisce pedonali.
Dunque epilogo scontato: “ Molto rumore per nulla “, parafrasando il titolo della tragicommedia di William Shakespeare, dove a pieno titolo l’elemento comico si fonde a quello tragico.
Questo scritto vuole essere un invito ad una maggiore consapevolezza del senso delle cose, un invito ad una “ responsabilità quotidiana “ da parte di ognuno di noi, un invito ad incominciare a rispettare e far rispettare la legge in ogni nostro atto e gesto compiuto, a smascherare ed isolare chi usa anche il solo termine legalità quale paravento di un falso “ perbenismo ”, a contrastare legalmente con ogni mezzo chi dell’illegalità ne ha fatto uno stile di vita ( mafioso ed “ atteggiamento mafioso “ ) e chi approfitta dell’illegalità diffusa per “ giustificare “ la propria illegalità.
Dobbiamo crescere culturalmente e nell’educazione del senso civico; per fare questo è necessario servirsi del contributo e dell’impegno, “ in prima persona “, di ciascuno di noi.
Ognuno con il proprio peso: ad una maggiore responsabilità ( derivante dal ruolo che riveste ) DEVE corrisponde un maggiore impegno.
E questo vale a partire dal Presidente dello Stato Italiano all’ultimo ” comune cittadino “.
Insomma: “ non fiori ma opere di bene “ per la comunità alla quale “ diciamo “ di appartenere.
Non so altrove ma dalle nostri parti ciò rappresenta la regola.
Il destinatario è sempre lo stesso: il Sindaco, l’imprenditore, il magistrato, il giornalista ed il politico.
Mai che ti inviano dei saluti, degli auguri, un regalo. Niente.
E’ meglio ironizzare su questa “ folle ed incivile società “, lasciando il compito di indagare agli inquirenti dandone per scontato il risultato.
Inviare una busta non costa niente se non le spese di spedizione: gli effetti ed il senso, per chi ancora ragiona, sono devastanti !
Ma, come quell’acqua non fa bene alla campagna, la “ busta esplosiva ” non fa bene ad una comunità: di questo ne sono certo.
E’ utilizzata in genere per esprimere formale solidarietà e vicinanza, per una “ raffinata strumentalizzazione” e (cadendo più in basso) può essere motivo di chiacchiericcio al bar, agli angoli della strada o dal barbiere.
Dunque non servono gli inviti, i proclami ed i buoni propositi: serve riflettere sulla misera condizione umana che alberga in questa città ed in questa Regione..
Naturalmente, per indagare non servono le buste o gli “ accorati consequenziali appelli “ dei paladini della Giustizia, non serve demonizzare cosi come non serve snocciolare ipotesi e congetture varie: ritengo che chi ha il compito di farlo non tralascia certamente nulla. E di norma lo fa in silenzio.
Ma noi rischiamo di assuefarci ( se non lo siamo già ) a qualcosa che ha il sapore di “ primordiale ” , di incivile e di basso livello culturale.
Anonima la busta ed anonimi noi: abbiamo perso il senso vero di appartenenza ad una comunità, la nostra identità, e quelli che sono i valori ed i principi del vivere civile.
Non sentiamo neppure la necessità di avere degli eroi: gente disposta a dare la vita per gli altri o per un ideale. E’ triste !
La busta rappresenta quella “ miserabile realtà “ che ci accompagna; realtà che molto spesso non vediamo o, ancora peggio, facciamo finta di non vedere.
Eppure dovrebbe ( seriamente ) indignare, far pensare, stimolare al fine di cercare una soluzione che ci renda un po’ più simili agli “ umani “.
Niente di tutto questo ! Le cose accadono sempre agli altri e per colpa degli altri: pura follia.
Ed allora a cosa serve “ sbracciarsi “, indignarsi, non indietreggiare, solidarizzare e richiamare al senso di responsabilità quando quotidianamente ci comportiamo esattamente all’opposto ?
Infatti ci mascheriamo da “ gentili signori “, siamo insensibili a qualunque cosa contrasta con la civiltà ( e di cose ce ne sono tante ), andiamo avanti calpestando tutto e tutti , dimostriamo di essere degli irresponsabili e la solidarietà non sappiamo neppure dove stia di casa.
Dunque una busta con proiettile che, in un “ paese normale “, è un fatto di una gravità estrema da noi diventa una cosa ( si fa per dire ) normale come cosi come è normale non fare la fila agli sportelli o non dare la precedenza, mentre guidiamo, una persona ( magari anche anziana ) sulle strisce pedonali.
Dunque epilogo scontato: “ Molto rumore per nulla “, parafrasando il titolo della tragicommedia di William Shakespeare, dove a pieno titolo l’elemento comico si fonde a quello tragico.
Questo scritto vuole essere un invito ad una maggiore consapevolezza del senso delle cose, un invito ad una “ responsabilità quotidiana “ da parte di ognuno di noi, un invito ad incominciare a rispettare e far rispettare la legge in ogni nostro atto e gesto compiuto, a smascherare ed isolare chi usa anche il solo termine legalità quale paravento di un falso “ perbenismo ”, a contrastare legalmente con ogni mezzo chi dell’illegalità ne ha fatto uno stile di vita ( mafioso ed “ atteggiamento mafioso “ ) e chi approfitta dell’illegalità diffusa per “ giustificare “ la propria illegalità.
Dobbiamo crescere culturalmente e nell’educazione del senso civico; per fare questo è necessario servirsi del contributo e dell’impegno, “ in prima persona “, di ciascuno di noi.
Ognuno con il proprio peso: ad una maggiore responsabilità ( derivante dal ruolo che riveste ) DEVE corrisponde un maggiore impegno.
E questo vale a partire dal Presidente dello Stato Italiano all’ultimo ” comune cittadino “.
Insomma: “ non fiori ma opere di bene “ per la comunità alla quale “ diciamo “ di appartenere.
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martedì 3 agosto 2010
IL GIOCO DEL GRANCHIO
Avrei preferito tacere, di fronte al solito “ teatrino politico ”, anche per non confondermi con i “ comici ”, i “ buffoni di corte “ e gli “ strateghi di giornata “
Insomma oscilliamo, come un pendolo, dalle barzellette di bar dello sport alle strategie politiche dell’ “autocrata “ di turno.
Per chi non ha il senso dell’umorismo ed è interessato ai problemi reali ( il banale e comune cittadino per intenderci ) viene difficile comprendere ed accettare questa pseudorealtà: infatti appare incomprensibile il “ mutare degli avvenimenti e degli uomini “ che non rientri nell’ eracliteo “ Panta rei “ del tutto scorre.
Non voglio parlare, in una maniera che potrebbe sembrare oscura, criptica ( chi vuole intendere intenda ), ma dare un “piccolo assaggio “ di quello che dirò a chiare lettere nei giorni che seguiranno.
Gli incapaci, gli inetti, gli amorali e gli umorali, la smettano di “ pontificare ” ! Gli incoerenti ed i pavidi non assumano atteggiamenti coraggiosi o di coerenza se poi non sanno sostenerli sino alla fine.
Comunque, aspettiamo la conclusione di questa “ fantastoria “ : i folletti, gli gnomi , i “ minuscoli spiritelli “ si sveleranno da soli ai nostri occhi.
Quello che a me interessa sono i fatti. Fatti che, “ volutamente”, vengono travisati dal “ cretino di turno “ e da chi pensa che la politica sia un realty show.
Infatti, alcuni protagonisti si comportano come se fosse la loro vita reale ( senza che lo sia ) e dove si costruisce una struttura di “ nomination “ e di eliminazione a ruota libera.
La politica, quella seria, è un’altra cosa !
Purtroppo c’è chi invece si è trovato per puro caso a fare il politico, senza averne la stoffa, e si è talmente calato nel ruolo da convincersi di esserlo veramente !
Al peggio non c’è mai fine e si danza sul “ baratro del ridicolo “, con uscite estemporanee di alcuni la cui capacità di parlare e scrivere dipende, al massimo, dal saper “ girare la ruota per scegliere la vocale “.
Basta, per carità di Dio ! Fate tacere gli stupidi e gli inetti.
La libertà e il merito non posso essere proclamati, e sbandierati ai quattro venti, se non prima lo si è dimostrato ( con i fatti) di essere veramente liberi e meritevoli. E’ questo fa parte della “ storia personale “ di ciascuno di noi !
Non si può inventare una “ storia “ o peggio ancora mettere sotto i piedi la “ storia “ degli altri.
Ecco la necessità dei partiti ( ad oggi ripeto inesistenti ), il rispetto dei ruoli, il rispetto delle regole, il rispetto verso i cittadini, il rispetto verso l’intelligenza altrui: insomma nessuno dovrebbe essere legittimato a parlare senza cognizione di causa !
Oggi, purtroppo, chiunque parla ! E non vado oltre.
C’è bisogno di chiarezza ed ognuno “ liberamente” può farlo ! Ma se ognuno di noi se sceglie di farlo lo faccia sino in fondo, altrimenti la smetta di “ ciarlare “ o di minacciare !
Ad una azione deve corrispondere una reazione uguale e contraria.
Il sottoscritto, è sempre disponibile a dare dimostrazione con i fatti che è in grado ( ” autonomamente “ ) di assumersi la responsabilità di ogni azione, a spiegarne le motivazioni e condurla sino alla fine.
La coerenza non è più una qualità in politica ! Per me lo è: sia in politica che nella vita.
Il “ gioco del granchio “ è vecchio come il cucco ! Si gioca facendo un passo avanti ed uno indietro, un giorno dicendo una cosa, ed il giorno dopo dicendone un'altra. Chi arriva prima alla verità, o chi la nasconde meglio vince!
Ciò non va bene. Le persone coerenti vadano nella direzione della coerenza quando sono messi di fronte ai fatti !
Lanciare accuse per difendersi non mi sembra un modo adeguato di comportarsi.
Il Governatore Scopelliti dovrà spiegare chi è “ la cricca “ di questa città. Alla stessa maniera Raffa dovrà spiegare chi, e perché quale motivo, gli “ impedisce “ di svolgere il proprio dovere.
Da capogruppo del Pdl al comune esigo delle risposte chiare e concrete da parte di ognuno.
Rivolgo un invito, a chi intende alimentare i dissensi per propri scopi, a mettersi da parte cosi come invito chiunque a non farsi strumentalizzare !
L’intento di un “ documento di diffida “ ( anche se con toni aspri e duri), firmato da quasi l’intera maggioranza del Consiglio e della Giunta, andava in questa direzione: dare la possibilità a Raffa di “ chiarirsi e di chiarire “. La sua sfiducia se tale voleva essere sarebbe potuta avvenire giorni prima all’ approvazione del bilancio. Anzi in quell’occasione si è dimostrato il contrario ! Se volevano le sue dimissioni li avremmo chiesti !
Invece, la città e noi tutti, reclamiamo chiarezza: è arrivato il momento di farla !
Al momento di candidarci, con Scopelliti Sindaco, ognuno di noi aveva scelto di condividere un “ progetto in itenere “: è quel progetto che vogliamo portare avanti ! Le candidature a Sindaco, le strategie politiche, le “logiche sottobanco” non ci interessano e altri dovrebbero essere deputati ad occuparsene, cioè i partiti.
Insomma oscilliamo, come un pendolo, dalle barzellette di bar dello sport alle strategie politiche dell’ “autocrata “ di turno.
Per chi non ha il senso dell’umorismo ed è interessato ai problemi reali ( il banale e comune cittadino per intenderci ) viene difficile comprendere ed accettare questa pseudorealtà: infatti appare incomprensibile il “ mutare degli avvenimenti e degli uomini “ che non rientri nell’ eracliteo “ Panta rei “ del tutto scorre.
Non voglio parlare, in una maniera che potrebbe sembrare oscura, criptica ( chi vuole intendere intenda ), ma dare un “piccolo assaggio “ di quello che dirò a chiare lettere nei giorni che seguiranno.
Gli incapaci, gli inetti, gli amorali e gli umorali, la smettano di “ pontificare ” ! Gli incoerenti ed i pavidi non assumano atteggiamenti coraggiosi o di coerenza se poi non sanno sostenerli sino alla fine.
Comunque, aspettiamo la conclusione di questa “ fantastoria “ : i folletti, gli gnomi , i “ minuscoli spiritelli “ si sveleranno da soli ai nostri occhi.
Quello che a me interessa sono i fatti. Fatti che, “ volutamente”, vengono travisati dal “ cretino di turno “ e da chi pensa che la politica sia un realty show.
Infatti, alcuni protagonisti si comportano come se fosse la loro vita reale ( senza che lo sia ) e dove si costruisce una struttura di “ nomination “ e di eliminazione a ruota libera.
La politica, quella seria, è un’altra cosa !
Purtroppo c’è chi invece si è trovato per puro caso a fare il politico, senza averne la stoffa, e si è talmente calato nel ruolo da convincersi di esserlo veramente !
Al peggio non c’è mai fine e si danza sul “ baratro del ridicolo “, con uscite estemporanee di alcuni la cui capacità di parlare e scrivere dipende, al massimo, dal saper “ girare la ruota per scegliere la vocale “.
Basta, per carità di Dio ! Fate tacere gli stupidi e gli inetti.
La libertà e il merito non posso essere proclamati, e sbandierati ai quattro venti, se non prima lo si è dimostrato ( con i fatti) di essere veramente liberi e meritevoli. E’ questo fa parte della “ storia personale “ di ciascuno di noi !
Non si può inventare una “ storia “ o peggio ancora mettere sotto i piedi la “ storia “ degli altri.
Ecco la necessità dei partiti ( ad oggi ripeto inesistenti ), il rispetto dei ruoli, il rispetto delle regole, il rispetto verso i cittadini, il rispetto verso l’intelligenza altrui: insomma nessuno dovrebbe essere legittimato a parlare senza cognizione di causa !
Oggi, purtroppo, chiunque parla ! E non vado oltre.
C’è bisogno di chiarezza ed ognuno “ liberamente” può farlo ! Ma se ognuno di noi se sceglie di farlo lo faccia sino in fondo, altrimenti la smetta di “ ciarlare “ o di minacciare !
Ad una azione deve corrispondere una reazione uguale e contraria.
Il sottoscritto, è sempre disponibile a dare dimostrazione con i fatti che è in grado ( ” autonomamente “ ) di assumersi la responsabilità di ogni azione, a spiegarne le motivazioni e condurla sino alla fine.
La coerenza non è più una qualità in politica ! Per me lo è: sia in politica che nella vita.
Il “ gioco del granchio “ è vecchio come il cucco ! Si gioca facendo un passo avanti ed uno indietro, un giorno dicendo una cosa, ed il giorno dopo dicendone un'altra. Chi arriva prima alla verità, o chi la nasconde meglio vince!
Ciò non va bene. Le persone coerenti vadano nella direzione della coerenza quando sono messi di fronte ai fatti !
Lanciare accuse per difendersi non mi sembra un modo adeguato di comportarsi.
Il Governatore Scopelliti dovrà spiegare chi è “ la cricca “ di questa città. Alla stessa maniera Raffa dovrà spiegare chi, e perché quale motivo, gli “ impedisce “ di svolgere il proprio dovere.
Da capogruppo del Pdl al comune esigo delle risposte chiare e concrete da parte di ognuno.
Rivolgo un invito, a chi intende alimentare i dissensi per propri scopi, a mettersi da parte cosi come invito chiunque a non farsi strumentalizzare !
L’intento di un “ documento di diffida “ ( anche se con toni aspri e duri), firmato da quasi l’intera maggioranza del Consiglio e della Giunta, andava in questa direzione: dare la possibilità a Raffa di “ chiarirsi e di chiarire “. La sua sfiducia se tale voleva essere sarebbe potuta avvenire giorni prima all’ approvazione del bilancio. Anzi in quell’occasione si è dimostrato il contrario ! Se volevano le sue dimissioni li avremmo chiesti !
Invece, la città e noi tutti, reclamiamo chiarezza: è arrivato il momento di farla !
Al momento di candidarci, con Scopelliti Sindaco, ognuno di noi aveva scelto di condividere un “ progetto in itenere “: è quel progetto che vogliamo portare avanti ! Le candidature a Sindaco, le strategie politiche, le “logiche sottobanco” non ci interessano e altri dovrebbero essere deputati ad occuparsene, cioè i partiti.
Antonio Nicolò - Capogruppo Pdl al Comune di Reggio -
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sabato 31 luglio 2010
I POLITICI CALABRESI SONO AFFIDABILI ?
Sbalorditivo ! A dir poco sconvolgente quanto affermato dal un deputato del Pd (Tale Laratta Franco ) in seguito alla decisione del Ministro Tremonti di affiancare la Guardia di Finanza al Commissario alla Sanità Scopelliti: “Esprimiamo solidarietà al presidente –commissario insieme ad una preoccupazione che concerne l’uso che fa il Ministro Tremonti della Guardia di Finanza” ed insiste ”dimostra quanto sia sprezzante il concetto che ha Tremonti della classe politica calabrese”
Pensavo di non sorprendermi più di nulla da una classe politica locale parassita, arrogante ed approssimativa (eufemismo) ed invece devo, con mio sommo dispiacere, prendere atto che ancora c’è chi ha voglia di fare della “volgare e banale ironia”, su di un problema serio qual’ è la sanità.
Ohibò ! Sono cose da dire queste ?
Il deputato in questione conosce la realtà sanitaria calabrese ?
Ed altresì, conosce il concetto che hanno i calabresi dei loro politici ?
Oppure è talmente distante e disinteressato dalle loro problematiche da prendersi la licenza di “fare la battutina “ ? Ma c’è poco da ridere, caro il mio deputato.
Ed ancora, come mai il deputato del Pd non ha chiesto “urgentemente” l’intervento dell’esercito, durante la Giunta Loiero, per i disastri che si “consumavano” allegramente e quotidianamente sulla pelle dei cittadini ?
Pensa forse che l’ammalato sia “carne da macello” da immolare sull’altare del “dio-politico” al quale tutto è concesso ?
Servirsi della Guardia di Finanza, per accertare le reali entrate-uscite dello Stato, doveva essere accolta con un grido di gioia per porre fine alla “danza dei numeri” del deficit. Ed invece ? Per quanto mi riguarda, sospendo il giudizio e le imprecazioni le soffoco in gola !
A me come cittadino, medico e politico interessa che la sanità funzioni. A costo di vedere arrivare in Calabria anche i marziani per darci una mano di aiuto !
La cosa non ha certamente preoccupato e non preoccupa certamente il Governatore Scopelliti, i cui primi atti della sua Giunta dimostrano la volontà di un cambiamento e la volontà di riportare su un “piano di normalità” una “sanità anomala”.
Credo che i signori dell’opposizione possono avere la possibilità di “redimersi”, dai tanti peccati commessi, collaborando fattivamente con il Governo e con proposte serie.
Naturalmente se hanno a cuore la salute dei calabresi ! Se viceversa hanno a cuore il loro “sprezzante e disdicevole interesse personale”, proseguano pure nella loro direzione: finiranno con lo scomparire ! I cittadini sono pazienti e non stupidi; lo hanno dimostrato.
Non abbiamo più bisogno di “chiacchiere” ma di atti concreti !
Non abbiamo bisogno di ridere ma di curarci !
Non abbiamo bisogno di una sanità eccellente ma abbiamo bisogno di una “sanità normale”!
Non abbiamo bisogno di tante ospedali inutili ma di pochi ospedali efficienti !
Non abbiamo bisogno di credere ma di essere credibili !
Non abbiamo bisogno di “politici fai per te” ma di “politici-fai per l’altro” !
Alla fine lo stesso Laratta conclude: “ Il Pd calabrese non ha nulla da dire per il trattamento riservato da Tremonti ? ”.
Io spero che il Pd calabrese abbia il buon senso di tacere: almeno questo può farlo !
Un salutare consiglio al deputato: non si ” innervosisca” troppo perché le coronarie potrebbero saltare anche se ….
Anche se i nostri cari politici, per motivi di salute, sono pronti a partire per,altre regioni prendendo, il primo treno ( Eh già, non funzionano i treni ), scusate volevo dire il primo aereo (partono ed arrivano in ritardo):scusate volevo dire l’ambulanza (non ce ne sono). E va bene! Vorrà dire che si cureranno in Calabria ! In Calabria ?
Io mi sono già affidato al Padreterno ed, in alternativa, al buon senso di qualche onesto politico e di qualche bravo medico che ancora in Calabria c’è ! verrebbe da dire aiutiamoli a “superare la nottata” !
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio.
Pensavo di non sorprendermi più di nulla da una classe politica locale parassita, arrogante ed approssimativa (eufemismo) ed invece devo, con mio sommo dispiacere, prendere atto che ancora c’è chi ha voglia di fare della “volgare e banale ironia”, su di un problema serio qual’ è la sanità.
Ohibò ! Sono cose da dire queste ?
Il deputato in questione conosce la realtà sanitaria calabrese ?
Ed altresì, conosce il concetto che hanno i calabresi dei loro politici ?
Oppure è talmente distante e disinteressato dalle loro problematiche da prendersi la licenza di “fare la battutina “ ? Ma c’è poco da ridere, caro il mio deputato.
Ed ancora, come mai il deputato del Pd non ha chiesto “urgentemente” l’intervento dell’esercito, durante la Giunta Loiero, per i disastri che si “consumavano” allegramente e quotidianamente sulla pelle dei cittadini ?
Pensa forse che l’ammalato sia “carne da macello” da immolare sull’altare del “dio-politico” al quale tutto è concesso ?
Servirsi della Guardia di Finanza, per accertare le reali entrate-uscite dello Stato, doveva essere accolta con un grido di gioia per porre fine alla “danza dei numeri” del deficit. Ed invece ? Per quanto mi riguarda, sospendo il giudizio e le imprecazioni le soffoco in gola !
A me come cittadino, medico e politico interessa che la sanità funzioni. A costo di vedere arrivare in Calabria anche i marziani per darci una mano di aiuto !
La cosa non ha certamente preoccupato e non preoccupa certamente il Governatore Scopelliti, i cui primi atti della sua Giunta dimostrano la volontà di un cambiamento e la volontà di riportare su un “piano di normalità” una “sanità anomala”.
Credo che i signori dell’opposizione possono avere la possibilità di “redimersi”, dai tanti peccati commessi, collaborando fattivamente con il Governo e con proposte serie.
Naturalmente se hanno a cuore la salute dei calabresi ! Se viceversa hanno a cuore il loro “sprezzante e disdicevole interesse personale”, proseguano pure nella loro direzione: finiranno con lo scomparire ! I cittadini sono pazienti e non stupidi; lo hanno dimostrato.
Non abbiamo più bisogno di “chiacchiere” ma di atti concreti !
Non abbiamo bisogno di ridere ma di curarci !
Non abbiamo bisogno di una sanità eccellente ma abbiamo bisogno di una “sanità normale”!
Non abbiamo bisogno di tante ospedali inutili ma di pochi ospedali efficienti !
Non abbiamo bisogno di credere ma di essere credibili !
Non abbiamo bisogno di “politici fai per te” ma di “politici-fai per l’altro” !
Alla fine lo stesso Laratta conclude: “ Il Pd calabrese non ha nulla da dire per il trattamento riservato da Tremonti ? ”.
Io spero che il Pd calabrese abbia il buon senso di tacere: almeno questo può farlo !
Un salutare consiglio al deputato: non si ” innervosisca” troppo perché le coronarie potrebbero saltare anche se ….
Anche se i nostri cari politici, per motivi di salute, sono pronti a partire per,altre regioni prendendo, il primo treno ( Eh già, non funzionano i treni ), scusate volevo dire il primo aereo (partono ed arrivano in ritardo):scusate volevo dire l’ambulanza (non ce ne sono). E va bene! Vorrà dire che si cureranno in Calabria ! In Calabria ?
Io mi sono già affidato al Padreterno ed, in alternativa, al buon senso di qualche onesto politico e di qualche bravo medico che ancora in Calabria c’è ! verrebbe da dire aiutiamoli a “superare la nottata” !
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio.
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venerdì 30 luglio 2010
E POI DICI CHE UNO SI BUTTA A DESTRA !
Poffarbacco ! Nel momento in cui pensavo che ogni speranza fosse perduta, e prendevo in seria considerazione l’ipotesi di una vita ascetica, le parole di un autorevole rappresentante del Pdl, quale è Luigi Tuccio, risuonano come “dolce musica” per le mie orecchie.
Fuori dai denti: non confondiamo il sacro con il profano così come, non confondiamo la nobile arte della Politica con il “rozzo e goffo scimmiottare” del pietoso “politicus nostrano”.
Questi miseri e tristi figuri hanno condizionato, e cercano ancora di condizionare, chi intende la politica quale mezzo propulsivo di un territorio.
Insomma, c’è chi costruisce e chi cerca di frenare il cambiamento: “omuncoli senza arte né parte” che, come giustamente affermava Tuccio, sono dei “signor nessuno della società che cercano la scalata attraverso la politica”.
In tutta questa grande confusione c’è la possibilità (anzi la certezza) di essere amalgamati in una “poltiglia informe” dove si è tutti uguali. Il cittadino è confuso, sfiduciato e prende sempre di più le distanze dalla politica.
Nulla di più grave si può verificare quando il cittadino non è coinvolto, in prima persona, nel migliorare la comunità di appartenenza. Solo cosi il livello di benessere si alza !
Gli affaristi, i qualunquisti, gli “approssimativi”, gli ignoranti e gli arrivisti hanno l’interesse ad andare nella direzione opposta: vogliono trascinarci verso il basso (oltre quel limite che ha superato anche la decenza, il decoro ed il presentabile).
E’ necessario fare un distinguo, non certamente solo attraverso la dimestichezza dei verbi e della retorica , ma attraverso una “storia” fatta di professionalità, moralità, eticità e servizio prestato alla collettività.
E se parliamo di fatti, non possiamo fare a meno di ricordare chi di Reggio ne ha fatto un modello, ne ha dato un’immagine nuova e diversa a livello nazionale, chi è riuscito ad acquisire un consenso con l’operosità e con un progetto. Progetto che deve avere una sua continuità, costi quel che costi !
E mi riferisco al Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.
Non voglio ricordare I risultati ottenuti, dalla sua Amministrazione, durante questi otto anni ma non si è disponibili a cancellarli con un solo colpo di spugna.
Gettare tutto alle ortiche, per il “prurito” di qualcuno, non solo è sciocco ma anche da folli.
Reggio ha conquistato Reggio ed oggi Reggio ha conquistato la Calabria: non dimentichiamoci che il Governatore è un figlio di questa terra ! E’ un politico cresciuto tra di noi e che è parte di noi: ovvero, di quella società onesta, laboriosa e civile.
Un giovane che guarda al futuro e non arroccandosi al prestigio di una poltrona.
Una sfida più importante e più impegnativa attende chi interpreta la politica nel modo giusto: oggi Scopelliti deve cambiare la Calabria ! Noi, classe dirigente, abbiamo l’obbligo morale e civile di stare accanto a chi vuole dare un nuovo volto a questa terra.
La gente “perbene” lo fa non in maniera servile ma da umili servitori ! La politica deve essere intesa dunque come servizio, spirito di abnegazione, progettualità e lungimiranza.
Se qualche “signor nessuno” cerca di guadagnare spazio con la lingua e non con la testa, va “scrupolosamente” isolato ed additato al pubblico ludibrio.
Oggi più che mai bisogna dimostrare, da parte di chi fa politica, che l’interesse supremo è il benessere della comunità: gli intrighi, gli intrallazzi o, peggio ancora, le “logiche della servetta” vanno smascherate e bandite da un serio contesto politico che vuole definirsi tale.
Concordo nel non dare spazio sia a chi offende quotidianamente l’intelligenza altrui, sia a coloro che, in maniera subdola, remano contro il cambiamento. Chi vuole apportare dei miglioramenti sia il benvenuto, chi vuol “apportarsi” dei miglioramenti personali abbia il ben servito.
Alcuni avvenimenti, ed alcuni comportamenti, hanno qualcosa di refluo e di platealmente retrogrado, e dunque sono poco attinenti con il concetto di “nuovo” e “innovativo”! Aborriamo quanti hanno idee astratte e sono “carnefici mascherati da vittime”.
Non voglio esaurire la mia dose di ottimismo infusa dalle parole di Tuccio e non mi dilungo in altre osservazioni che rinvierò a momenti più sereni !
Oggi ho sentito la necessità di “supportare” chi propone una crescita ed un miglioramento della nostra società, spero che altri seguano l’esempio !
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio
Fuori dai denti: non confondiamo il sacro con il profano così come, non confondiamo la nobile arte della Politica con il “rozzo e goffo scimmiottare” del pietoso “politicus nostrano”.
Questi miseri e tristi figuri hanno condizionato, e cercano ancora di condizionare, chi intende la politica quale mezzo propulsivo di un territorio.
Insomma, c’è chi costruisce e chi cerca di frenare il cambiamento: “omuncoli senza arte né parte” che, come giustamente affermava Tuccio, sono dei “signor nessuno della società che cercano la scalata attraverso la politica”.
In tutta questa grande confusione c’è la possibilità (anzi la certezza) di essere amalgamati in una “poltiglia informe” dove si è tutti uguali. Il cittadino è confuso, sfiduciato e prende sempre di più le distanze dalla politica.
Nulla di più grave si può verificare quando il cittadino non è coinvolto, in prima persona, nel migliorare la comunità di appartenenza. Solo cosi il livello di benessere si alza !
Gli affaristi, i qualunquisti, gli “approssimativi”, gli ignoranti e gli arrivisti hanno l’interesse ad andare nella direzione opposta: vogliono trascinarci verso il basso (oltre quel limite che ha superato anche la decenza, il decoro ed il presentabile).
E’ necessario fare un distinguo, non certamente solo attraverso la dimestichezza dei verbi e della retorica , ma attraverso una “storia” fatta di professionalità, moralità, eticità e servizio prestato alla collettività.
E se parliamo di fatti, non possiamo fare a meno di ricordare chi di Reggio ne ha fatto un modello, ne ha dato un’immagine nuova e diversa a livello nazionale, chi è riuscito ad acquisire un consenso con l’operosità e con un progetto. Progetto che deve avere una sua continuità, costi quel che costi !
E mi riferisco al Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.
Non voglio ricordare I risultati ottenuti, dalla sua Amministrazione, durante questi otto anni ma non si è disponibili a cancellarli con un solo colpo di spugna.
Gettare tutto alle ortiche, per il “prurito” di qualcuno, non solo è sciocco ma anche da folli.
Reggio ha conquistato Reggio ed oggi Reggio ha conquistato la Calabria: non dimentichiamoci che il Governatore è un figlio di questa terra ! E’ un politico cresciuto tra di noi e che è parte di noi: ovvero, di quella società onesta, laboriosa e civile.
Un giovane che guarda al futuro e non arroccandosi al prestigio di una poltrona.
Una sfida più importante e più impegnativa attende chi interpreta la politica nel modo giusto: oggi Scopelliti deve cambiare la Calabria ! Noi, classe dirigente, abbiamo l’obbligo morale e civile di stare accanto a chi vuole dare un nuovo volto a questa terra.
La gente “perbene” lo fa non in maniera servile ma da umili servitori ! La politica deve essere intesa dunque come servizio, spirito di abnegazione, progettualità e lungimiranza.
Se qualche “signor nessuno” cerca di guadagnare spazio con la lingua e non con la testa, va “scrupolosamente” isolato ed additato al pubblico ludibrio.
Oggi più che mai bisogna dimostrare, da parte di chi fa politica, che l’interesse supremo è il benessere della comunità: gli intrighi, gli intrallazzi o, peggio ancora, le “logiche della servetta” vanno smascherate e bandite da un serio contesto politico che vuole definirsi tale.
Concordo nel non dare spazio sia a chi offende quotidianamente l’intelligenza altrui, sia a coloro che, in maniera subdola, remano contro il cambiamento. Chi vuole apportare dei miglioramenti sia il benvenuto, chi vuol “apportarsi” dei miglioramenti personali abbia il ben servito.
Alcuni avvenimenti, ed alcuni comportamenti, hanno qualcosa di refluo e di platealmente retrogrado, e dunque sono poco attinenti con il concetto di “nuovo” e “innovativo”! Aborriamo quanti hanno idee astratte e sono “carnefici mascherati da vittime”.
Non voglio esaurire la mia dose di ottimismo infusa dalle parole di Tuccio e non mi dilungo in altre osservazioni che rinvierò a momenti più sereni !
Oggi ho sentito la necessità di “supportare” chi propone una crescita ed un miglioramento della nostra società, spero che altri seguano l’esempio !
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio
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giovedì 29 luglio 2010
SEI COERENTE ?
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mercoledì 21 luglio 2010
MI PIACEREBBE ..............
Una politica che non riesce a garantire una sanità, adeguata alle esigenze del cittadino, non merita di gestire nulla che appartenga alla vita pubblica. Un politico che non si cura della salute del cittadino non è degno di tale nome. Questa è la premessa di un discorso, che
potrebbe essere lungo, ma che sintetizzo in un concetto: la sanità deve obbligatoriamente funzionare e, affinchè ciò avvenga, la politica deve dimostrare “fattivamente” il suo interesse.
La realtà drammatica della sanità calabrese (sottovalutata a mio avviso) non ci consente di sbagliare ulteriormente.
Comprendo che bisogna porre un freno allo sperpero di denaro, accetto la chiusura di strutture che non hanno un senso ad esistere, ma non si è disposti ad accettare che “strutture vitali” per il cittadino paghino le conseguenze di decennali “gestioni dissennate” nel settore.
E mi riferisco all’Hospice ed al Policlinico Madonna della Consolazione della nostra città: strutture sanitarie che hanno da sempre “compensato” i deficit delle strutture pubbliche.
Il Policlinico Madonna della Consolazione è una struttura, dove operano professionisti di altissimo livello che oggi si vedono costretti alla resa, in quanto devono “espiare” colpe che non gli appartengono.
Gente, che per lustri ha “servito” la cittadinanza con professionalità e serietà e, che oggi devono fare i conti con una realtà ingestibile ed ingovernabile.
Mi chiedo: è possibile che non si abbia il buon senso di fare i conti con la storia ?
E la storia ci insegna che il Policlinico non và abbandonato a se, ma sostenuto, in quanto rappresenta un pezzo di storia sanitaria di questa città.
Non è giusto che gli operatori del settore, tra le mille difficoltà imposte, devono avere anche la preoccupazione del sostentamento familiare, a causa di ritardi nelle spettanze dovute.
Mi piacerebbe vedere trasformate le auto blu dei politici in ambulanze.
Mi piacerebbe sapere che gli stipendi dei politici vengono pagati regolarmente in ritardo.
Mi piacerebbe vedere dei tagli cospicui agli stipendi di manager, consulenti e dirigenti.
Mi piacerebbe sapere che ognuno è richiamato alle proprie responsabilità.
Mi piacerebbe sapere che dietro la “morte di qualche ospedale inutile”, vi fosse la rinascita di altre strutture sanitarie utili
Mi piacerebbe non vedere le “solite facce” che hanno operato “malamente” nella sanità e che per questo vengono premiati.
Mi piacerebbe vedere premiata la professionalità, la serietà, l’attaccamento al dovere etc ,etc.
Mi piacerebbe non vivere con la preoccupazione che, qualche “gruppo sciacalli” può approfittare dello stato di disagio di strutture private ridotte “volutamente” all’osso.
Mi piacerebbe non vivere con l’angoscia che ogni promessa nasconda una trappola mortale.
Mi piacerebbe sapere che chi onestamente lavora venga retribuito regolarmente.
Mi piacerebbe vivere in un “luogo normale” dove un diritto non deve essere un favore concesso, dove l’interesse comune prevalesse su quello personale, dove la regola non rappresenta l’eccezione.
Mi auguro che il “nuovo” della politica non sia il “solito nuovo” e che tutto venga riportato, nel più breve tempo possibile, ai canoni della normalità.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio -
potrebbe essere lungo, ma che sintetizzo in un concetto: la sanità deve obbligatoriamente funzionare e, affinchè ciò avvenga, la politica deve dimostrare “fattivamente” il suo interesse.
La realtà drammatica della sanità calabrese (sottovalutata a mio avviso) non ci consente di sbagliare ulteriormente.
Comprendo che bisogna porre un freno allo sperpero di denaro, accetto la chiusura di strutture che non hanno un senso ad esistere, ma non si è disposti ad accettare che “strutture vitali” per il cittadino paghino le conseguenze di decennali “gestioni dissennate” nel settore.
E mi riferisco all’Hospice ed al Policlinico Madonna della Consolazione della nostra città: strutture sanitarie che hanno da sempre “compensato” i deficit delle strutture pubbliche.
Il Policlinico Madonna della Consolazione è una struttura, dove operano professionisti di altissimo livello che oggi si vedono costretti alla resa, in quanto devono “espiare” colpe che non gli appartengono.
Gente, che per lustri ha “servito” la cittadinanza con professionalità e serietà e, che oggi devono fare i conti con una realtà ingestibile ed ingovernabile.
Mi chiedo: è possibile che non si abbia il buon senso di fare i conti con la storia ?
E la storia ci insegna che il Policlinico non và abbandonato a se, ma sostenuto, in quanto rappresenta un pezzo di storia sanitaria di questa città.
Non è giusto che gli operatori del settore, tra le mille difficoltà imposte, devono avere anche la preoccupazione del sostentamento familiare, a causa di ritardi nelle spettanze dovute.
Mi piacerebbe vedere trasformate le auto blu dei politici in ambulanze.
Mi piacerebbe sapere che gli stipendi dei politici vengono pagati regolarmente in ritardo.
Mi piacerebbe vedere dei tagli cospicui agli stipendi di manager, consulenti e dirigenti.
Mi piacerebbe sapere che ognuno è richiamato alle proprie responsabilità.
Mi piacerebbe sapere che dietro la “morte di qualche ospedale inutile”, vi fosse la rinascita di altre strutture sanitarie utili
Mi piacerebbe non vedere le “solite facce” che hanno operato “malamente” nella sanità e che per questo vengono premiati.
Mi piacerebbe vedere premiata la professionalità, la serietà, l’attaccamento al dovere etc ,etc.
Mi piacerebbe non vivere con la preoccupazione che, qualche “gruppo sciacalli” può approfittare dello stato di disagio di strutture private ridotte “volutamente” all’osso.
Mi piacerebbe non vivere con l’angoscia che ogni promessa nasconda una trappola mortale.
Mi piacerebbe sapere che chi onestamente lavora venga retribuito regolarmente.
Mi piacerebbe vivere in un “luogo normale” dove un diritto non deve essere un favore concesso, dove l’interesse comune prevalesse su quello personale, dove la regola non rappresenta l’eccezione.
Mi auguro che il “nuovo” della politica non sia il “solito nuovo” e che tutto venga riportato, nel più breve tempo possibile, ai canoni della normalità.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune di Reggio -
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sabato 10 luglio 2010
SANITA' IN CALABRIA: SPERIAMO NON CAMBI !
Mi appresto a scrivere quanto segue , per portare a conoscenza un’altra triste realtà nella nostra sanità. E vengo al nocciolo della questione. Gli ammalati devono avere la giusta considerazione e devono essere trattati tutti allo stesso maniera. Consentitemi un’eccezione: mi riferisco a chi ha avuto la sfortuna di aver diagnosticato un tumore maligno. In questi casi, più che mai, è necessario (anche per sperare in una guarigione) essere tempestivi nella diagnosi, nel trattamento e nella terapia. Non mi risulta che ciò, dalle nostre parti, possa essere garantito per una serie di motivi. Di questi, provo ad elencarne alcuni: inadeguata prevenzione, carenza di operatori chirurgici, assenza di attrezzature ( specializzate e di ultima generazione), carenza organizzativa, di personale e quant’ altro. Per andare nello specifico faccio presente che, a tutt’oggi, nel nostro ospedale la medicina nucleare non è funzionante, la PET (esame utilissimo per i pazienti oncologici) non esiste, i reparti di radioterapia e di oncologia, presentano evidenti difficoltà che mettono a repentaglio ed a rischio la salute di un paziente neoplastico. Il tutto in un contesto che langue !
Non si comprende con quale metodo siano stati eseguiti i tagli: a fronte di spese inutili si penalizza il paziente non garantendo neppure i farmaci. Anche in questo settore si è operata una “cura dimagrante”: i soldi impegnati consentono, con grande doti di equilibrismo, non consentono di arrivare a fine mese. Eppure i farmaci, specie quelli per le cure oncologiche, oltre ad essere “indispensabili” sono sempre più innovativi ed il costo non ce lo inventiamo. Inoltre pensate: un reparto di Radioterapia Oncologica (che copre anche tutta la provincia di Reggio e di Vibo Valentia) è stato costretto , per mancanza di medici strutturati, a chiudere il reparto di degenza. Ma non solo questo ! La lista di attesa è abbastanza lunga (considerato la patologia che tratta) e non può certamente garantire ciò che deve essere fatto in tempi brevissimi. Naturalmente vi è carenza di organico (medico e tecnico) e di aggiornamento delle attrezzature esistenti, inoltre dovrebbero essere acquistate nuove attrezzature per soddisfare appieno le esigenze dei malati neoplastici. Mi chiedo: nelle assunzioni di nuovi medici come mai sono sempre privilegiati i figli, i congiunti, i parenti di medici e non ?. Vi garantisco l’elenco è lunghissimo. Di contro, il concorso, già espletato per quattro specialisti in radioterapia, ha permesso ad oggi solo l’immissione in ruolo di un medico. Ed inoltre, non certo migliore sorte è toccata ai “medici contrattisti” che si ritrovano, dopo aver acquisito esperienza nel settore, in mezzo ad una strada. Se da un lato esiste questa “triste realtà”, l’altra faccia della medaglia non è certamente migliore: la sanità , comincio a pensare, interessa solo a pochi.
Ed allora ! A questo punto, non possiamo far altro che augurarci che nella sanità non cambi nulla ! E’ proprio vero: se qualcosa funzionasse, molti si troverebbero in grosse difficoltà. Non mi riferisco certamente agli ammalati ! Altri sono i destinatari. E comunque, questi signori possono stare tranquilli, di questo io mi sento sereno: difficilmente qualcosa cambierà. Perché un “sistema”, ben consolidato e radicato nel nostro territorio, gradito (anche se a voi non sembra) ai più, se venisse modificato, anche in minima parte, creerebbe molti disagi agli “operatori della sanità”: quelli che operano nell’ interesse “particulare et ad personam”.
Dubito che anche la più nobile delle persone, quella più sinceramente “votata al bene” riesca da sola a modificare le cose. Incapperebbe in qualcuno di questi “parassiti”, mascherati da signori, ai quali verrebbero affidati ruoli di responsabilità e continueremmo con la solita tiritera. Il mio è il “pessimismo della ragione e della conoscenza”. Di tutto mi si potrà accusare ma non di non conoscere la sanità, quel settore in cui ho operato ed opero da lustri. La realtà, macroscopicamente evidente a chiunque , la vivo quotidianamente e non può passare certamente inosservata, neanche ad uno sguardo poco attento. Mi si potrà contestare qualcosa sulla ragione ma ribadisco: preferisco essere folle con le mie idee che savio con le idee degli altri ! Comunque voi provatemi il contrario ed io sarò pronto a ricredermi: solo gli stupidi non cambiano idea. Il cittadino/paziente ha diritto a vedersi garantire la tutela alla propria salute ? Certo ! Ma io di rimando vi chiedo: come mai siamo scivolati cosi tanto in basso ? Come mai non si è posto un freno per tempo ? Chi è stato l’artefice di tanto disastro, oggi sbandierato da tutti e non denunciato, invece, per tempo ? Possiamo avere la speranza (l’ultima, prima di morire) che si “tenterà” di risalire la china ?
Le colpe sono collettive ( politici, medici, pazienti, cittadini e via dicendo) e nessuno pensi di essere esente o di fare il “furbetto”. Voglio proporre qualcosa Per esempio: presa coscienza dell’ “irresponsabilità collettiva”, impegniamoci (e lo dimostriamo con i fatti) a modificare un sistema che rischia di “collassare”: non solo la sanità ma la società tutta. Ergo ogni scelta prima di essere applicata deve essere: vagliata, “scremata”, ridotta all’essenziale e poi applicata. Comprendo che non si hanno le conoscenze opportune per fare ciò, ma si può applicare un “sistema preventivo” che tuteli il desiderio di miglioramento: sempre a modo di esempio, si può far firmare un contratto all’ipotetico manager con obiettivi chiari e concreti ( che non sia il solito pareggio di bilancio). In assenza di risultato dovrà restituire quanto percepito: dubito che ci sarebbe la corsa alla poltrona.
Non si comprende con quale metodo siano stati eseguiti i tagli: a fronte di spese inutili si penalizza il paziente non garantendo neppure i farmaci. Anche in questo settore si è operata una “cura dimagrante”: i soldi impegnati consentono, con grande doti di equilibrismo, non consentono di arrivare a fine mese. Eppure i farmaci, specie quelli per le cure oncologiche, oltre ad essere “indispensabili” sono sempre più innovativi ed il costo non ce lo inventiamo. Inoltre pensate: un reparto di Radioterapia Oncologica (che copre anche tutta la provincia di Reggio e di Vibo Valentia) è stato costretto , per mancanza di medici strutturati, a chiudere il reparto di degenza. Ma non solo questo ! La lista di attesa è abbastanza lunga (considerato la patologia che tratta) e non può certamente garantire ciò che deve essere fatto in tempi brevissimi. Naturalmente vi è carenza di organico (medico e tecnico) e di aggiornamento delle attrezzature esistenti, inoltre dovrebbero essere acquistate nuove attrezzature per soddisfare appieno le esigenze dei malati neoplastici. Mi chiedo: nelle assunzioni di nuovi medici come mai sono sempre privilegiati i figli, i congiunti, i parenti di medici e non ?. Vi garantisco l’elenco è lunghissimo. Di contro, il concorso, già espletato per quattro specialisti in radioterapia, ha permesso ad oggi solo l’immissione in ruolo di un medico. Ed inoltre, non certo migliore sorte è toccata ai “medici contrattisti” che si ritrovano, dopo aver acquisito esperienza nel settore, in mezzo ad una strada. Se da un lato esiste questa “triste realtà”, l’altra faccia della medaglia non è certamente migliore: la sanità , comincio a pensare, interessa solo a pochi.
Ed allora ! A questo punto, non possiamo far altro che augurarci che nella sanità non cambi nulla ! E’ proprio vero: se qualcosa funzionasse, molti si troverebbero in grosse difficoltà. Non mi riferisco certamente agli ammalati ! Altri sono i destinatari. E comunque, questi signori possono stare tranquilli, di questo io mi sento sereno: difficilmente qualcosa cambierà. Perché un “sistema”, ben consolidato e radicato nel nostro territorio, gradito (anche se a voi non sembra) ai più, se venisse modificato, anche in minima parte, creerebbe molti disagi agli “operatori della sanità”: quelli che operano nell’ interesse “particulare et ad personam”.
Dubito che anche la più nobile delle persone, quella più sinceramente “votata al bene” riesca da sola a modificare le cose. Incapperebbe in qualcuno di questi “parassiti”, mascherati da signori, ai quali verrebbero affidati ruoli di responsabilità e continueremmo con la solita tiritera. Il mio è il “pessimismo della ragione e della conoscenza”. Di tutto mi si potrà accusare ma non di non conoscere la sanità, quel settore in cui ho operato ed opero da lustri. La realtà, macroscopicamente evidente a chiunque , la vivo quotidianamente e non può passare certamente inosservata, neanche ad uno sguardo poco attento. Mi si potrà contestare qualcosa sulla ragione ma ribadisco: preferisco essere folle con le mie idee che savio con le idee degli altri ! Comunque voi provatemi il contrario ed io sarò pronto a ricredermi: solo gli stupidi non cambiano idea. Il cittadino/paziente ha diritto a vedersi garantire la tutela alla propria salute ? Certo ! Ma io di rimando vi chiedo: come mai siamo scivolati cosi tanto in basso ? Come mai non si è posto un freno per tempo ? Chi è stato l’artefice di tanto disastro, oggi sbandierato da tutti e non denunciato, invece, per tempo ? Possiamo avere la speranza (l’ultima, prima di morire) che si “tenterà” di risalire la china ?
Le colpe sono collettive ( politici, medici, pazienti, cittadini e via dicendo) e nessuno pensi di essere esente o di fare il “furbetto”. Voglio proporre qualcosa Per esempio: presa coscienza dell’ “irresponsabilità collettiva”, impegniamoci (e lo dimostriamo con i fatti) a modificare un sistema che rischia di “collassare”: non solo la sanità ma la società tutta. Ergo ogni scelta prima di essere applicata deve essere: vagliata, “scremata”, ridotta all’essenziale e poi applicata. Comprendo che non si hanno le conoscenze opportune per fare ciò, ma si può applicare un “sistema preventivo” che tuteli il desiderio di miglioramento: sempre a modo di esempio, si può far firmare un contratto all’ipotetico manager con obiettivi chiari e concreti ( che non sia il solito pareggio di bilancio). In assenza di risultato dovrà restituire quanto percepito: dubito che ci sarebbe la corsa alla poltrona.
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domenica 4 luglio 2010
DIRITTO ALLA PREGHIERA
Non sappiamo più a che santo votarci ! Nemmeno c’è la possibilità, per cercare conforto, per chi è ricoverato in Ospedale, di recarsi alla vecchia chiesetta: la troverà chiusa.
Non solo siamo nell’impossibilità di garantire un’adeguata assistenza sanitaria. Non siamo in condizione di garantire nemmeno un “supporto spirituale”, che in questi casi è d’obbligo !Questo vale pure per i familiari, parenti ed amici, delle persone che versano specialmente in gravi condizioni. E’ comprensibile che gli stessi, vorrebbero trovare un sostegno recandosi in un luogo sacro. Non è possibile, l’accesso viene negato: inagibilità della chiesa per il tetto pericolante !
Eppure, con i tanti problemi che assillano la sanità, qualche preghiera gioverebbe a tutti, non solo agli ammalati ! Chissà, forse un Essere Supremo potrebbe impietosirsi e venirci incontro per risolvere il nostro problema. Là dove gli Advaisor e i vari Governatori, Commissari, Assessori alla sanità, Medici, Operatori sanitari e “frattaglie varie”, non hanno potuto, una preghiera forse sarebbe risolutiva (aggrappiamoci a tutto)!. Non certo una preghiera per i su citati signori (si fa per dire), che credo sarebbe sprecata quanto inutile, ma per quelli che sono “costretti”, di questi tempi, a rivolgersi alle strutture ospedaliere in Calabria.
Naturalmente (come vuole la regola dalle nostre parti) il paradosso non manca: mentre si spendono e spandono “fiumi di denaro”, per una cardiochirurgia, non si trova neppure un “obolo” per riparare il tetto di una chiesa ! Domanda filosofica che, credetemi, conviene porsi sempre. Mi chiedo, e vi chiedo, è più importante il corpo o l’anima ? Sembrerebbe che i vari “gentiluomini” che si sono avvicendati all’Azienda Ospedaliera (e non solo) abbiano scelto la materia allo spirito. Anche se nello scegliere la prima non è che abbiano ottenuto grandi risultati: intendo per l’ammalato ! Personalmente e per i propri congiunti ed i congiunti degli amici, parenti ed affini vari siamo certi che li hanno raggiunti. Il “vile denaro” che per questi “galantuomini” è la “materia prima”, gli è servito e se ne sono serviti! Se consideriamo i “lauti compensi” (non sono cosi cattivo da pensare agli extra) non riusciremo mai a rassegnarci del motivo della loro inefficienza: cosi ben pagati non avrebbero potuto risolvere problemi di cosi “piccola portata” ? Come possiamo credere che saranno mai in grado di risolvere problemi di più ampia portata ?
La soluzione (almeno non solo questa) non è certamente quella del tagliare gli alberi vecchi. E’ necessario, preliminarmente, piantare gli “alberi nuovi”, non prima di aver preparato accuratamente il terreno, per poi farli crescere ! Le scelte devono essere oculate, innovative, condivise con gli operatori sanitari (quelli seri intendo: non basta avere una laurea per essere un medico! ), lungimiranti e soprattutto devono essere “scelte responsabili”. Intendo con questo, “servirsi” di chi ha a cuore l’ammalato (preferisco non chiamarlo paziente) e far si che chi non raggiunge gli obiettivi (che non può essere il solito “misero e schifoso bilancio”) sia il primo a pagare: patti avanti !. Oggi tutti cercano incarichi ben retribuiti senza rischio alcuno. Eh , mi si dirà, ma sono “professionisti”, gente esperta, “mostri sacri del sapere”. Pensate a come saremmo ridotti se ci fossero stati degli incompetenti ! Ma questa è una storia senza fine: si passa da incarico ad incarico, senza colpo ferire e sempre gli stessi. Insomma nulla di nuovo all’alba. Cosi sembra. Ed allora a cosa serve la chiesa in ospedale ? Serve certamente al malato ed ai parenti, ma serve pure a me per pregare Iddio di “illuminare” la mente di chi deve operare delle scelte. Serve al personale medico, paramedico ed amministrativo tutto, per andare quotidianamente a “battersi il petto” e recitare il mea culpa, per tutto questo disastro di cui anche noi siamo responsabili. Serve per un pentimento e per fare dei buoni propositi, suggellati da un patto con il Signore. Come avrete capito sono arrivato all’ultima fermata del treno: sono disperato !. Chiedo aiuto al Signore per risolvere il “problema sanità” !. Ed in virtù di questo, anche se so che qualunque luogo può servire per pregare, vi chiedo: ristrutturiamo la “chiesetta dell’Ospedale”. Ero partito a lottare per un nuovo ospedale (incomincio a perdere le speranze) e mi ritrovo a lottare per una “misera ristrutturazione”. Ma forse nostro Signore vuol farmi capire che bisogna accontentarsi di poco e che bisogna “prendersi cura”dell’anima. Quell’anima che oggi è ammalata più del corpo. E’ all’anima dunque che bisogna tornare. In fondo come diciamo dalle nostre parti: “siamo di passaggio”. Questo dovremmo capirlo tutti, medici, ammalati, e perche no ! Anche noi politici.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune -
Non solo siamo nell’impossibilità di garantire un’adeguata assistenza sanitaria. Non siamo in condizione di garantire nemmeno un “supporto spirituale”, che in questi casi è d’obbligo !Questo vale pure per i familiari, parenti ed amici, delle persone che versano specialmente in gravi condizioni. E’ comprensibile che gli stessi, vorrebbero trovare un sostegno recandosi in un luogo sacro. Non è possibile, l’accesso viene negato: inagibilità della chiesa per il tetto pericolante !
Eppure, con i tanti problemi che assillano la sanità, qualche preghiera gioverebbe a tutti, non solo agli ammalati ! Chissà, forse un Essere Supremo potrebbe impietosirsi e venirci incontro per risolvere il nostro problema. Là dove gli Advaisor e i vari Governatori, Commissari, Assessori alla sanità, Medici, Operatori sanitari e “frattaglie varie”, non hanno potuto, una preghiera forse sarebbe risolutiva (aggrappiamoci a tutto)!. Non certo una preghiera per i su citati signori (si fa per dire), che credo sarebbe sprecata quanto inutile, ma per quelli che sono “costretti”, di questi tempi, a rivolgersi alle strutture ospedaliere in Calabria.
Naturalmente (come vuole la regola dalle nostre parti) il paradosso non manca: mentre si spendono e spandono “fiumi di denaro”, per una cardiochirurgia, non si trova neppure un “obolo” per riparare il tetto di una chiesa ! Domanda filosofica che, credetemi, conviene porsi sempre. Mi chiedo, e vi chiedo, è più importante il corpo o l’anima ? Sembrerebbe che i vari “gentiluomini” che si sono avvicendati all’Azienda Ospedaliera (e non solo) abbiano scelto la materia allo spirito. Anche se nello scegliere la prima non è che abbiano ottenuto grandi risultati: intendo per l’ammalato ! Personalmente e per i propri congiunti ed i congiunti degli amici, parenti ed affini vari siamo certi che li hanno raggiunti. Il “vile denaro” che per questi “galantuomini” è la “materia prima”, gli è servito e se ne sono serviti! Se consideriamo i “lauti compensi” (non sono cosi cattivo da pensare agli extra) non riusciremo mai a rassegnarci del motivo della loro inefficienza: cosi ben pagati non avrebbero potuto risolvere problemi di cosi “piccola portata” ? Come possiamo credere che saranno mai in grado di risolvere problemi di più ampia portata ?
La soluzione (almeno non solo questa) non è certamente quella del tagliare gli alberi vecchi. E’ necessario, preliminarmente, piantare gli “alberi nuovi”, non prima di aver preparato accuratamente il terreno, per poi farli crescere ! Le scelte devono essere oculate, innovative, condivise con gli operatori sanitari (quelli seri intendo: non basta avere una laurea per essere un medico! ), lungimiranti e soprattutto devono essere “scelte responsabili”. Intendo con questo, “servirsi” di chi ha a cuore l’ammalato (preferisco non chiamarlo paziente) e far si che chi non raggiunge gli obiettivi (che non può essere il solito “misero e schifoso bilancio”) sia il primo a pagare: patti avanti !. Oggi tutti cercano incarichi ben retribuiti senza rischio alcuno. Eh , mi si dirà, ma sono “professionisti”, gente esperta, “mostri sacri del sapere”. Pensate a come saremmo ridotti se ci fossero stati degli incompetenti ! Ma questa è una storia senza fine: si passa da incarico ad incarico, senza colpo ferire e sempre gli stessi. Insomma nulla di nuovo all’alba. Cosi sembra. Ed allora a cosa serve la chiesa in ospedale ? Serve certamente al malato ed ai parenti, ma serve pure a me per pregare Iddio di “illuminare” la mente di chi deve operare delle scelte. Serve al personale medico, paramedico ed amministrativo tutto, per andare quotidianamente a “battersi il petto” e recitare il mea culpa, per tutto questo disastro di cui anche noi siamo responsabili. Serve per un pentimento e per fare dei buoni propositi, suggellati da un patto con il Signore. Come avrete capito sono arrivato all’ultima fermata del treno: sono disperato !. Chiedo aiuto al Signore per risolvere il “problema sanità” !. Ed in virtù di questo, anche se so che qualunque luogo può servire per pregare, vi chiedo: ristrutturiamo la “chiesetta dell’Ospedale”. Ero partito a lottare per un nuovo ospedale (incomincio a perdere le speranze) e mi ritrovo a lottare per una “misera ristrutturazione”. Ma forse nostro Signore vuol farmi capire che bisogna accontentarsi di poco e che bisogna “prendersi cura”dell’anima. Quell’anima che oggi è ammalata più del corpo. E’ all’anima dunque che bisogna tornare. In fondo come diciamo dalle nostre parti: “siamo di passaggio”. Questo dovremmo capirlo tutti, medici, ammalati, e perche no ! Anche noi politici.
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune -
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venerdì 25 giugno 2010
DACCI OGGI LA NOSTRA LEGGE QUOTIDIANA
L’azione quotidiana, puntuale ed “aggressiva”, da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, di questi ultimi tempi personalmente ( parlo come cittadino/politico ma in primis come cittadino) non può che farmi piacere: costi quel che costi. Non mi limito ad esprimere “formalmente” l’apprezzamento ma tenterò una riflessione. Solo gli sciocchi ed i ciechi (non voglio pensare a chi fa finta di non capire) non riescono a vedere la realtà che ci viene messa sotto il naso quotidianamente. Viviamo in una terra in cui l’abuso di potere, la mafia, la mafiosità rappresentano la regola e non l’eccezione. L’unico modo per contrastarla è rappresentato dal l’imporre il rispetto della legge e delle regole del vivere civile. E’ compito, oltre che un dovere, da parte di chi rappresenta la legge andare in questa direzione. Bene dunque, anzi benissimo.
Quella che viene chiamata “zona grigia” rappresenta la fetta più grossa di questo “pasticcio”, tanto da determinare il “grigiore e lo squallore” che pervade questa realtà. Realtà di fronte alla quale, il comune e banale cittadino, è costretto ad assistere ed a subire senza poter far nulla (o quasi). Dico “quasi” per due ordini di motivi. Il primo per la scarsa fiducia da parte del cittadino ed il secondo per “motivi di sopravvivenza”. Entrambi certamente non giustificabili. C’è da aggiungere che simili comportamenti non fanno altro che alimentare questo “circuito vizioso” ed, alla fine, non si fa altro che andare contro il proprio interesse e contro la comunità, di cui ognuno di noi fa parte.
Bene dunque quando si va nella direzione giusta: oggi siamo tutti pronti a lamentarci che non funziona nulla. Eppur qualcosa si muove ! Scardinare un sistema, una mentalità, un modo di fare comune non è cosa facile: bisogna incominciare. Dare ed avere fiducia.
Starà alla responsabilità (che non manca), di chi è deputato a fare questo, ad andare sino in fondo e colpire i veri responsabili di questo sistema e non (mi auguro) le vittime. Siamo arrivati oggi ad un “punto di non ritorno”: ognuno deve rimboccarsi le mani e contribuire nel proprio piccolo a migliorare la situazione.
Le responsabilità della politica sono notevoli e sono “allocate” molto in alto: si arriverà all’apice ? questo lo vedremo in quello che è stato definito l’inizio di un “percorso di pulizia”. E’ certa una cosa: c’è la probabilità che, in questo sistema di illegalità diffusa, qualcuno “rischi” di rimanere inconsapevolmente vittima.
Debellare un sistema cosi complesso ed articolato non è certo una cosa facile! Nemmeno per chi ci si è avventurato. Ma non esiste altra soluzione: in fondo ci si chiede la normalità. Le dichiarazioni fatte da Pignatone a Firenze (la ‘ndrangheta ha fatto campagna elettorale) non hanno stupito credo nessuno, cosi come nessuno si stupirà, più di tanto, per i “fiumi di denaro” spesi (truffe a parte).Vittime cittadini inconsapevoli o disinteressati ? Propenderei per questa ultima ipotesi: ergo ognuno si responsabilizzi !
Chi ha beneficiato di tutto questo ? Chi deve essere “attenzionato” dopo quelle non sono solo “voci di popolo” ma anche oltre ? Certamente le mie domande sono banali e c’è chi se li ha già poste: i risultati sono certo arriveranno. Ad oggi grandi sono stati i risultati delle azioni mirate da parte delle forze dell’ordine e dalle dichiarazioni ci saranno ulteriori sviluppi.
Di una cosa siamo certi: qualunque cosa và nella direzione di ripristinare la legalità è l’unica soluzione per cambiare questo sistema, anche e sopratutto politico. La politica tra i suoi compiti dovrebbe avere la cura di “educare” il cittadino: questa politica oggi quale titolo ha per farlo ?
Esiste anche la parte sana della politica che si impegna, che opera per migliorare la società: questa politica deve essere più incisiva e più credibile attraverso scelte meritocratiche, di sempre più trasparenza e di coerenza. Credo che la morale che va tratta è quella di sempre: bisogna essere al servizio della comunità con la responsabilità dovuta al fine di poter migliorare la realtà. La Magistratura sta andando in questa direzione. La politica cosa vuole fare ?
Quella che viene chiamata “zona grigia” rappresenta la fetta più grossa di questo “pasticcio”, tanto da determinare il “grigiore e lo squallore” che pervade questa realtà. Realtà di fronte alla quale, il comune e banale cittadino, è costretto ad assistere ed a subire senza poter far nulla (o quasi). Dico “quasi” per due ordini di motivi. Il primo per la scarsa fiducia da parte del cittadino ed il secondo per “motivi di sopravvivenza”. Entrambi certamente non giustificabili. C’è da aggiungere che simili comportamenti non fanno altro che alimentare questo “circuito vizioso” ed, alla fine, non si fa altro che andare contro il proprio interesse e contro la comunità, di cui ognuno di noi fa parte.
Bene dunque quando si va nella direzione giusta: oggi siamo tutti pronti a lamentarci che non funziona nulla. Eppur qualcosa si muove ! Scardinare un sistema, una mentalità, un modo di fare comune non è cosa facile: bisogna incominciare. Dare ed avere fiducia.
Starà alla responsabilità (che non manca), di chi è deputato a fare questo, ad andare sino in fondo e colpire i veri responsabili di questo sistema e non (mi auguro) le vittime. Siamo arrivati oggi ad un “punto di non ritorno”: ognuno deve rimboccarsi le mani e contribuire nel proprio piccolo a migliorare la situazione.
Le responsabilità della politica sono notevoli e sono “allocate” molto in alto: si arriverà all’apice ? questo lo vedremo in quello che è stato definito l’inizio di un “percorso di pulizia”. E’ certa una cosa: c’è la probabilità che, in questo sistema di illegalità diffusa, qualcuno “rischi” di rimanere inconsapevolmente vittima.
Debellare un sistema cosi complesso ed articolato non è certo una cosa facile! Nemmeno per chi ci si è avventurato. Ma non esiste altra soluzione: in fondo ci si chiede la normalità. Le dichiarazioni fatte da Pignatone a Firenze (la ‘ndrangheta ha fatto campagna elettorale) non hanno stupito credo nessuno, cosi come nessuno si stupirà, più di tanto, per i “fiumi di denaro” spesi (truffe a parte).Vittime cittadini inconsapevoli o disinteressati ? Propenderei per questa ultima ipotesi: ergo ognuno si responsabilizzi !
Chi ha beneficiato di tutto questo ? Chi deve essere “attenzionato” dopo quelle non sono solo “voci di popolo” ma anche oltre ? Certamente le mie domande sono banali e c’è chi se li ha già poste: i risultati sono certo arriveranno. Ad oggi grandi sono stati i risultati delle azioni mirate da parte delle forze dell’ordine e dalle dichiarazioni ci saranno ulteriori sviluppi.
Di una cosa siamo certi: qualunque cosa và nella direzione di ripristinare la legalità è l’unica soluzione per cambiare questo sistema, anche e sopratutto politico. La politica tra i suoi compiti dovrebbe avere la cura di “educare” il cittadino: questa politica oggi quale titolo ha per farlo ?
Esiste anche la parte sana della politica che si impegna, che opera per migliorare la società: questa politica deve essere più incisiva e più credibile attraverso scelte meritocratiche, di sempre più trasparenza e di coerenza. Credo che la morale che va tratta è quella di sempre: bisogna essere al servizio della comunità con la responsabilità dovuta al fine di poter migliorare la realtà. La Magistratura sta andando in questa direzione. La politica cosa vuole fare ?
Antonio Nicolò – Capogruppo Pdl al Comune-
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lunedì 21 giugno 2010
LA SINDROME DELLA RANA BOLLITA
Caro direttore, il problema non è se andare presto o tardi a letto ( de gustibus non est disputandum ) e, di conseguenza, avere più o meno tempo per pensare. La questione va posta in altri termini: si riesce ancora a pensare ? Si può avere la coscienza (o quello che ne è rimasto) a posto a punto da lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo serenamente ?Potresti facilmente rispondermi che gli “omuncoli” non hanno nè pensieri (quelli seri intendo) ne coscienza. Ma non è questo che ci interessa: i servi e gli schiavi abbondavano nel IV secolo a.C. in Grecia (dove si dice essere nata la democrazia) e continuano ad essere in tanti, troppi, anche ai giorni nostri. Si compra tutto (oggi più che mai!) e dunque è estremamente facile acquistare anche la dignità delle persone. Di contro, c’è gente che non si piega a questa “logica perversa” e che vuole “godersi” la leggerezza della vita, nelle sue mille sfaccettature, con un pensiero, una parola ed una scrittura libera: nessuno mai potrà capire il piacere della libertà se è nato schiavo !E questo vale per il politico, il giornalista, il magistrato, l’operaio ed ogni singolo essere umano ! Gli schiavi li trovi dappertutto: schiavi del potere, schiavi del denaro, schiavi del sesso, schiavi della droga, schiavi delle abitudini, schiavi “inconsapevoli”. E già perché alla fine si rischia di diventare “schiavi inconsapevoli” se non si usa la ragione, se non si pensa, se non si riflette, se non si accetta il confronto con l’altro (l’Altro può essere un nostro simile o noi stessi !). Tralascio dunque gli “schiavi di professione”, che non mi hanno mai riguardato e che mai mi riguarderanno, per puntare su quella cosa su cui bisogna soffermarsi e riflettere a lungo: la “schiavitù inconsapevole”. E giova ricordare una storia antica: la parabola della rana bollita.La rana nuota tranquillamente nell’acqua tiepida non sapendo di trovarsi in pericolo; sotto il recipiente vi è una fonte di calore che in breve renderà l’acqua bollente. Presto, la rana “drogata” dalla sensazione di benessere, non avrà più la forza di saltare fuori dall’acqua bollente. Questo è quanto è successo a noi tutti che ci siamo “assuefatti” al degrado crescente, ad un agire finalizzato al proprio tornaconto, a considerare “normale” quello che in qualsiasi altro posto del mondo è sinonimo di imbarbarimento: insomma ci hanno bolliti gradualmente per far si che non ci sia la forza di reagire.Ma, per fortuna, c’è ancora qualcuno che trova la forza ed il coraggio di denunciare “questo torpore” e che vuole “saltare fuori dalla pentola” prima che sia troppo tardi. Per non diventare “schiavi inconsapevoli” ! Per fare questo ci vuole una buona dose di determinazione, coraggio e senso di responsabilità.Queste persone sono “scomode” al potere che vuole assoggettare, schiavizzare ed imperare, al di sopra ed al di fuori di qualsiasi regola del vivere civile. E come tutte le persone scomode vanno “isolate”, bandite, messe all’angolo e bisogna puntargli l’indice contro. Perché dunque meravigliarsi, perché irritarsi, perché deprimersi se il mondo gira cosi: da una parte gli “arroganti”, i ladruncoli, i prepotenti con lo stuolo di schiavi al seguito e dall’altra la gente onesta, libera, dotata di “pensiero proprio” che,quasi sempre, si ritrova a lottare in solitudine.Ma vi chiedo: è possibile vivere tutta la vita a calcolare, a tremare, a fare quello che piace sempre agli altri ? C’è qualcuno che ha scelto di….. “cantare, sognare sereno e gaio, libero, indipendente; di aver l’occhio sicuro e la voce possente e di mettersi, quando piaccia, il feltro di traverso, per un si per un no battersi o fare un verso”. Sono queste le persone che come Cyrano di Bergerac amano al di sopra di ogni cosa….la libertà. E vani sono tutti i tentativi per riportarli “alla ragione” ! Cosi come vani sono stati i tentativi di “far ragionare” il pazzo Hidalgo Quijote. Lor signori si rassegnino: su questo nostro piccolo pianeta non esistono solo i Sancho Panza (che sognano la loro isola) ma esistono (seppur rari) i Don Chisciotte che, anche se dovranno “lottare contro i mulini al vento”, non si tireranno mai indietro. Ergo ! Lasciateli in pace. Sopportate il loro “fastidioso brusio” ! Che pensino pure, questi “poveri illusi”, di poter cambiare il mondo ! Lasciategli credere che possono essere utili a qualcosa ed a qualcuno. Non vi curate di loro! In fondo quello che conta per voi è mantenere il potere ed avere dei servi al seguito. Loro vogliono solo la libertà una cosa di cui voi non sapete neppure l’esistenza ed il significato. E dunque cosa vi importa ?
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mercoledì 16 giugno 2010
SE NON CI FOSSE L'AMMALATO !
Vogliamo che non ci siano sprechi nella sanità, vogliamo che ci sia la “potatura” dei rami secchi e dunque tagli mirati, giusti e giustificati ma…..vogliamo una sanità che funzioni.
Vogliamo una “sanità normale” non eccellente (siamo stufi delle “eccellenze” usate come specchietto per le allodole). Vogliamo che un cittadino che ha bisogno di essere curato sappia come, dove e quando questo avverrà. Essendo certo che questo “percorso” non rappresenti, un “terreno minato” che rischi di farlo saltare per aria da un momento all’altro..
Oggi la sanità in Calabria è lasciata alla “libera interpretazione” del singolo (sia esso medico o paziente) dove a farla da padrone sono gli “untori della sanità”: medici che utilizzano gli ospedali come “cliniche private” e “pazienti fai da te” che grazie al favore degli amici hanno accesso a qualsiasi prestazione.
Questa è la “terra del favore” e dello “sfruttamento”: la sanità, in tal senso, non fa eccezione ! Dalla relazione Ricci-Serra sembrerebbe che in Calabria l’attività medica privata (intesa come attività di un medico che si paga nel proprio studio) non esista ! Eccome se esiste ! I medici si “trasportano”, regolarmente, i pazienti negli studi privati fuori dall’ospedale (con la scusa banale che non sono stati approntati gli spazi per la libera attività dentro l’ospedale) dove evitano “accuratamente” di fatturare: ecco perché non vi è traccia di libera attività; di contro i “pazienti furbi” (pazienti si fa per dire) godono dei favori e della compiacenza del personale di servizio, per eseguire gratuitamente prestazioni di ogni genere, dalle semplici analisi agli esami più sofisticati e costosi.
Alla fine a pagare questo “scempio” ( alla fine il conto si presenta) saremo tutti noi cittadini della “polis mercato”. E la politica ? Non sa (e non vuole sapere) neppure da dove iniziare per incompetenza, negligenza, incapacità, arroganza, affarismo, clientelismo e quant’altro. Oggi nessuna persona dotata di buonsenso vorrebbe trovarsi nei panni di chi è costretto a fare delle scelte. Oggi, infatti, si è “costretti” a delle scelte che dovranno essere necessariamente “scelte di risparmio” per l’enorme deficit nella sanità calabrese e che comporteranno (dicono) “lacrime e sangue”: frase che ci viene ripetuta come un ritornello per, stranamente, “farci assuefare” al nuovo clima torrido di questa estate altrettanto strana. Le lacrime ed il sangue è stato versato, sino ad oggi, dalle tante “vittime della sanità” e non vorrei che si continuasse in questa direzione. Non vorrei insomma che a pagare fossero sempre i pazienti e, specialmente, quelli più deboli ed indifesi.
Vogliamo piangere ed anche lasciarci fare qualche salasso ma non per avere alla fine una “sanità anemica”, inerme ed impotente a sostenere una risalita verso la normalità. Non vogliamo “cose dell’altro mondo” ma cose di “questo mondo” e che non ci vengano elargiti come concessioni o favori ma come “normalità”.
Per fare questo ci vuole spirito di sacrificio, abnegazione, interesse al bene comune, tenacia, perseveranza conditi con una dose di buona volontà: ci saranno tutti questi ingredienti ?
La mia visione protagorea dell’uomo, come misura di tutte le cose, mi porta ad un “sano pessimismo”, in quanto dell’uomo parte integrante di una comunità, e dunque dedito al bene di essa, si sono perse le tracce. Comprendo che, tentare di riportare alla norma la sanità in Calabria, è un’impresa titanica ma confido nelle capacità di chi è deputato a farlo. Per non fallire (e ad oggi non ce lo possiamo permettere) è fondamentale operare delle scelte “oculate”, avvalendosi della professionalità e delle competenze ma soprattutto, di chi ha a cuore la salute del paziente. Sino ad oggi, l’unico ostacolo nella sanità sembra essere stato l’ammalato ! Si spera che nel futuro l’ammalato diventi il centro dell’attenzione degli operatori sanitari e della politica e non il nemico da cui guardarsi.
Vogliamo una “sanità normale” non eccellente (siamo stufi delle “eccellenze” usate come specchietto per le allodole). Vogliamo che un cittadino che ha bisogno di essere curato sappia come, dove e quando questo avverrà. Essendo certo che questo “percorso” non rappresenti, un “terreno minato” che rischi di farlo saltare per aria da un momento all’altro..
Oggi la sanità in Calabria è lasciata alla “libera interpretazione” del singolo (sia esso medico o paziente) dove a farla da padrone sono gli “untori della sanità”: medici che utilizzano gli ospedali come “cliniche private” e “pazienti fai da te” che grazie al favore degli amici hanno accesso a qualsiasi prestazione.
Questa è la “terra del favore” e dello “sfruttamento”: la sanità, in tal senso, non fa eccezione ! Dalla relazione Ricci-Serra sembrerebbe che in Calabria l’attività medica privata (intesa come attività di un medico che si paga nel proprio studio) non esista ! Eccome se esiste ! I medici si “trasportano”, regolarmente, i pazienti negli studi privati fuori dall’ospedale (con la scusa banale che non sono stati approntati gli spazi per la libera attività dentro l’ospedale) dove evitano “accuratamente” di fatturare: ecco perché non vi è traccia di libera attività; di contro i “pazienti furbi” (pazienti si fa per dire) godono dei favori e della compiacenza del personale di servizio, per eseguire gratuitamente prestazioni di ogni genere, dalle semplici analisi agli esami più sofisticati e costosi.
Alla fine a pagare questo “scempio” ( alla fine il conto si presenta) saremo tutti noi cittadini della “polis mercato”. E la politica ? Non sa (e non vuole sapere) neppure da dove iniziare per incompetenza, negligenza, incapacità, arroganza, affarismo, clientelismo e quant’altro. Oggi nessuna persona dotata di buonsenso vorrebbe trovarsi nei panni di chi è costretto a fare delle scelte. Oggi, infatti, si è “costretti” a delle scelte che dovranno essere necessariamente “scelte di risparmio” per l’enorme deficit nella sanità calabrese e che comporteranno (dicono) “lacrime e sangue”: frase che ci viene ripetuta come un ritornello per, stranamente, “farci assuefare” al nuovo clima torrido di questa estate altrettanto strana. Le lacrime ed il sangue è stato versato, sino ad oggi, dalle tante “vittime della sanità” e non vorrei che si continuasse in questa direzione. Non vorrei insomma che a pagare fossero sempre i pazienti e, specialmente, quelli più deboli ed indifesi.
Vogliamo piangere ed anche lasciarci fare qualche salasso ma non per avere alla fine una “sanità anemica”, inerme ed impotente a sostenere una risalita verso la normalità. Non vogliamo “cose dell’altro mondo” ma cose di “questo mondo” e che non ci vengano elargiti come concessioni o favori ma come “normalità”.
Per fare questo ci vuole spirito di sacrificio, abnegazione, interesse al bene comune, tenacia, perseveranza conditi con una dose di buona volontà: ci saranno tutti questi ingredienti ?
La mia visione protagorea dell’uomo, come misura di tutte le cose, mi porta ad un “sano pessimismo”, in quanto dell’uomo parte integrante di una comunità, e dunque dedito al bene di essa, si sono perse le tracce. Comprendo che, tentare di riportare alla norma la sanità in Calabria, è un’impresa titanica ma confido nelle capacità di chi è deputato a farlo. Per non fallire (e ad oggi non ce lo possiamo permettere) è fondamentale operare delle scelte “oculate”, avvalendosi della professionalità e delle competenze ma soprattutto, di chi ha a cuore la salute del paziente. Sino ad oggi, l’unico ostacolo nella sanità sembra essere stato l’ammalato ! Si spera che nel futuro l’ammalato diventi il centro dell’attenzione degli operatori sanitari e della politica e non il nemico da cui guardarsi.
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