Puntuale ed improvvisa, come un acquazzone in piena estate, arriva la “ solita “ busta con pallottole al seguito.
Non so altrove ma dalle nostri parti ciò rappresenta la regola.
Il destinatario è sempre lo stesso: il Sindaco, l’imprenditore, il magistrato, il giornalista ed il politico.
Mai che ti inviano dei saluti, degli auguri, un regalo. Niente.
E’ meglio ironizzare su questa “ folle ed incivile società “, lasciando il compito di indagare agli inquirenti dandone per scontato il risultato.
Inviare una busta non costa niente se non le spese di spedizione: gli effetti ed il senso, per chi ancora ragiona, sono devastanti !
Ma, come quell’acqua non fa bene alla campagna, la “ busta esplosiva ” non fa bene ad una comunità: di questo ne sono certo.
E’ utilizzata in genere per esprimere formale solidarietà e vicinanza, per una “ raffinata strumentalizzazione” e (cadendo più in basso) può essere motivo di chiacchiericcio al bar, agli angoli della strada o dal barbiere.
Dunque non servono gli inviti, i proclami ed i buoni propositi: serve riflettere sulla misera condizione umana che alberga in questa città ed in questa Regione..
Naturalmente, per indagare non servono le buste o gli “ accorati consequenziali appelli “ dei paladini della Giustizia, non serve demonizzare cosi come non serve snocciolare ipotesi e congetture varie: ritengo che chi ha il compito di farlo non tralascia certamente nulla. E di norma lo fa in silenzio.
Ma noi rischiamo di assuefarci ( se non lo siamo già ) a qualcosa che ha il sapore di “ primordiale ” , di incivile e di basso livello culturale.
Anonima la busta ed anonimi noi: abbiamo perso il senso vero di appartenenza ad una comunità, la nostra identità, e quelli che sono i valori ed i principi del vivere civile.
Non sentiamo neppure la necessità di avere degli eroi: gente disposta a dare la vita per gli altri o per un ideale. E’ triste !
La busta rappresenta quella “ miserabile realtà “ che ci accompagna; realtà che molto spesso non vediamo o, ancora peggio, facciamo finta di non vedere.
Eppure dovrebbe ( seriamente ) indignare, far pensare, stimolare al fine di cercare una soluzione che ci renda un po’ più simili agli “ umani “.
Niente di tutto questo ! Le cose accadono sempre agli altri e per colpa degli altri: pura follia.
Ed allora a cosa serve “ sbracciarsi “, indignarsi, non indietreggiare, solidarizzare e richiamare al senso di responsabilità quando quotidianamente ci comportiamo esattamente all’opposto ?
Infatti ci mascheriamo da “ gentili signori “, siamo insensibili a qualunque cosa contrasta con la civiltà ( e di cose ce ne sono tante ), andiamo avanti calpestando tutto e tutti , dimostriamo di essere degli irresponsabili e la solidarietà non sappiamo neppure dove stia di casa.
Dunque una busta con proiettile che, in un “ paese normale “, è un fatto di una gravità estrema da noi diventa una cosa ( si fa per dire ) normale come cosi come è normale non fare la fila agli sportelli o non dare la precedenza, mentre guidiamo, una persona ( magari anche anziana ) sulle strisce pedonali.
Dunque epilogo scontato: “ Molto rumore per nulla “, parafrasando il titolo della tragicommedia di William Shakespeare, dove a pieno titolo l’elemento comico si fonde a quello tragico.
Questo scritto vuole essere un invito ad una maggiore consapevolezza del senso delle cose, un invito ad una “ responsabilità quotidiana “ da parte di ognuno di noi, un invito ad incominciare a rispettare e far rispettare la legge in ogni nostro atto e gesto compiuto, a smascherare ed isolare chi usa anche il solo termine legalità quale paravento di un falso “ perbenismo ”, a contrastare legalmente con ogni mezzo chi dell’illegalità ne ha fatto uno stile di vita ( mafioso ed “ atteggiamento mafioso “ ) e chi approfitta dell’illegalità diffusa per “ giustificare “ la propria illegalità.
Dobbiamo crescere culturalmente e nell’educazione del senso civico; per fare questo è necessario servirsi del contributo e dell’impegno, “ in prima persona “, di ciascuno di noi.
Ognuno con il proprio peso: ad una maggiore responsabilità ( derivante dal ruolo che riveste ) DEVE corrisponde un maggiore impegno.
E questo vale a partire dal Presidente dello Stato Italiano all’ultimo ” comune cittadino “.
Insomma: “ non fiori ma opere di bene “ per la comunità alla quale “ diciamo “ di appartenere.
Non so altrove ma dalle nostri parti ciò rappresenta la regola.
Il destinatario è sempre lo stesso: il Sindaco, l’imprenditore, il magistrato, il giornalista ed il politico.
Mai che ti inviano dei saluti, degli auguri, un regalo. Niente.
E’ meglio ironizzare su questa “ folle ed incivile società “, lasciando il compito di indagare agli inquirenti dandone per scontato il risultato.
Inviare una busta non costa niente se non le spese di spedizione: gli effetti ed il senso, per chi ancora ragiona, sono devastanti !
Ma, come quell’acqua non fa bene alla campagna, la “ busta esplosiva ” non fa bene ad una comunità: di questo ne sono certo.
E’ utilizzata in genere per esprimere formale solidarietà e vicinanza, per una “ raffinata strumentalizzazione” e (cadendo più in basso) può essere motivo di chiacchiericcio al bar, agli angoli della strada o dal barbiere.
Dunque non servono gli inviti, i proclami ed i buoni propositi: serve riflettere sulla misera condizione umana che alberga in questa città ed in questa Regione..
Naturalmente, per indagare non servono le buste o gli “ accorati consequenziali appelli “ dei paladini della Giustizia, non serve demonizzare cosi come non serve snocciolare ipotesi e congetture varie: ritengo che chi ha il compito di farlo non tralascia certamente nulla. E di norma lo fa in silenzio.
Ma noi rischiamo di assuefarci ( se non lo siamo già ) a qualcosa che ha il sapore di “ primordiale ” , di incivile e di basso livello culturale.
Anonima la busta ed anonimi noi: abbiamo perso il senso vero di appartenenza ad una comunità, la nostra identità, e quelli che sono i valori ed i principi del vivere civile.
Non sentiamo neppure la necessità di avere degli eroi: gente disposta a dare la vita per gli altri o per un ideale. E’ triste !
La busta rappresenta quella “ miserabile realtà “ che ci accompagna; realtà che molto spesso non vediamo o, ancora peggio, facciamo finta di non vedere.
Eppure dovrebbe ( seriamente ) indignare, far pensare, stimolare al fine di cercare una soluzione che ci renda un po’ più simili agli “ umani “.
Niente di tutto questo ! Le cose accadono sempre agli altri e per colpa degli altri: pura follia.
Ed allora a cosa serve “ sbracciarsi “, indignarsi, non indietreggiare, solidarizzare e richiamare al senso di responsabilità quando quotidianamente ci comportiamo esattamente all’opposto ?
Infatti ci mascheriamo da “ gentili signori “, siamo insensibili a qualunque cosa contrasta con la civiltà ( e di cose ce ne sono tante ), andiamo avanti calpestando tutto e tutti , dimostriamo di essere degli irresponsabili e la solidarietà non sappiamo neppure dove stia di casa.
Dunque una busta con proiettile che, in un “ paese normale “, è un fatto di una gravità estrema da noi diventa una cosa ( si fa per dire ) normale come cosi come è normale non fare la fila agli sportelli o non dare la precedenza, mentre guidiamo, una persona ( magari anche anziana ) sulle strisce pedonali.
Dunque epilogo scontato: “ Molto rumore per nulla “, parafrasando il titolo della tragicommedia di William Shakespeare, dove a pieno titolo l’elemento comico si fonde a quello tragico.
Questo scritto vuole essere un invito ad una maggiore consapevolezza del senso delle cose, un invito ad una “ responsabilità quotidiana “ da parte di ognuno di noi, un invito ad incominciare a rispettare e far rispettare la legge in ogni nostro atto e gesto compiuto, a smascherare ed isolare chi usa anche il solo termine legalità quale paravento di un falso “ perbenismo ”, a contrastare legalmente con ogni mezzo chi dell’illegalità ne ha fatto uno stile di vita ( mafioso ed “ atteggiamento mafioso “ ) e chi approfitta dell’illegalità diffusa per “ giustificare “ la propria illegalità.
Dobbiamo crescere culturalmente e nell’educazione del senso civico; per fare questo è necessario servirsi del contributo e dell’impegno, “ in prima persona “, di ciascuno di noi.
Ognuno con il proprio peso: ad una maggiore responsabilità ( derivante dal ruolo che riveste ) DEVE corrisponde un maggiore impegno.
E questo vale a partire dal Presidente dello Stato Italiano all’ultimo ” comune cittadino “.
Insomma: “ non fiori ma opere di bene “ per la comunità alla quale “ diciamo “ di appartenere.
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