Non si vuole salvare la sanità, almeno si salvi l’Hospice !
Ma va la sciocchini ! Credete ancora che, come Alice, viviamo nel Paese delle meraviglie !
In un onirico mondo sotterraneo fatto di paradossi, di assurdità e di nonsensi !
Ed allora guardiamo in faccia la realtà!
Tra la “politica mediatica” e “ciarlatana”, fatta da proclami ed apparizioni pubbliche televisive (come l’ultima di Loiero) che servono ad ammaliare ed impietosire il cittadino, non dico sempre ma ogni tanto, si faccia (concretamente) qualcosa per i pazienti.
Un intervallo, un breve “spot pubblicitario”, di quelli con la mano sul cuore, fatto di cose concrete non guasterebbe.
Mi chiedo: se nelle dichiarazioni, a difesa della sanità, si fa riferimento a strutture che funzionano e che sono “il fiore all’occhiello” (e di questo ci si riempie la bocca,) come mai nel momento in cui esiste la reale possibilità della chiusura di una di esse non si fa nulla per impedirlo?
E’ possibile mai che bisogna intervenire con denunce, manifestazioni di solidarietà e quant’altro, per stimolare ad una soluzione, chi dovrebbe “responsabilmente” e “preventivamente” intervenire per evitare ulteriori danni in uno “scenario già desolante” della sanità ?
Non credo possano esistere giustificazioni di nessun genere se, paradossalmente, invece di tagliare i rami secchi di questa sanità, si preferisce “estirparne” le radici di quella che è esempio di una buona sanità.
La credibilità politica passa attraverso piccoli gesti significativi e fattivi, come potrebbe essere quella della “soluzione Hospice”, e non con tentativi (ormai consolidati) di ribaltare completamente la realtà : tecnica ormai consolidata che alla fine rischia pure di apparire convincente.
Verrebbe spontaneo dire che asino che raglia non mangia paglia: insomma, chi parla e non agisce, non conclude nulla.
Viviamo oggi un relativismo drammatico che fotografa esattamente il clima che domina nella nostra cultura: non è possibile rimanere indifferenti di fronte a pazienti che hanno la sfortuna di essere affetti da un male incurabile, e che non possono nemmeno usufruire di un sostegno medico e morale.
La nostra è una società che presenta la fobia dei principi e affoga nell’empirismo del successo ed esercita solo la voglia di salire su un palcoscenico.
Basta con le apparizioni pubbliche, per “imbonire ed addomesticare le masse”, per i propri tornaconti e si torni a fare politica al servizio degli altri e con “spirito missionario”: quello stesso spirito che anima gli operatori dell’Hospice, che per questo motivo non devono essere abbandonati.
Basta con le “elemosine” elargite “una tantum”, da “furbetti benefattori” che avrebbero invece il compito di trovare soluzioni adeguate e definitive: ove ciò non fosse possibile si trovi il coraggio di dirlo pubblicamente assumendosene le dovute responsabilità.
Non è possibile che periodicamente, con cadenza da ciclo mestruale, dobbiamo sentire il grido di allarme e di aiuto dell’Hospice e siamo costretti, tutti noi che abbiamo a cuore questo problema, a dover intervenire, per stimolare chi è deputato ad occuparsene, in quanto è dotato di quel potere che gli consente di farlo.
La sanità si costruisce (se lo si vuole!) iniziando a “preservare e tutelare”, con ogni mezzo, cio che è funzionale, efficiente ed utile come l’Hospice.
Ove ciò non avvenisse dobbiamo trarne le consequenziali considerazioni: la sanità in Calabria non è mai interessata a nessuno (tranne ai pazienti) e continua a non essere l’interesse da parte dei politici, se non per scopi elettorali ed utilitaristici.
Antonio Nicolò –Capogruppo Pdl al comune di Reggio Calabria-
Ma va la sciocchini ! Credete ancora che, come Alice, viviamo nel Paese delle meraviglie !
In un onirico mondo sotterraneo fatto di paradossi, di assurdità e di nonsensi !
Ed allora guardiamo in faccia la realtà!
Tra la “politica mediatica” e “ciarlatana”, fatta da proclami ed apparizioni pubbliche televisive (come l’ultima di Loiero) che servono ad ammaliare ed impietosire il cittadino, non dico sempre ma ogni tanto, si faccia (concretamente) qualcosa per i pazienti.
Un intervallo, un breve “spot pubblicitario”, di quelli con la mano sul cuore, fatto di cose concrete non guasterebbe.
Mi chiedo: se nelle dichiarazioni, a difesa della sanità, si fa riferimento a strutture che funzionano e che sono “il fiore all’occhiello” (e di questo ci si riempie la bocca,) come mai nel momento in cui esiste la reale possibilità della chiusura di una di esse non si fa nulla per impedirlo?
E’ possibile mai che bisogna intervenire con denunce, manifestazioni di solidarietà e quant’altro, per stimolare ad una soluzione, chi dovrebbe “responsabilmente” e “preventivamente” intervenire per evitare ulteriori danni in uno “scenario già desolante” della sanità ?
Non credo possano esistere giustificazioni di nessun genere se, paradossalmente, invece di tagliare i rami secchi di questa sanità, si preferisce “estirparne” le radici di quella che è esempio di una buona sanità.
La credibilità politica passa attraverso piccoli gesti significativi e fattivi, come potrebbe essere quella della “soluzione Hospice”, e non con tentativi (ormai consolidati) di ribaltare completamente la realtà : tecnica ormai consolidata che alla fine rischia pure di apparire convincente.
Verrebbe spontaneo dire che asino che raglia non mangia paglia: insomma, chi parla e non agisce, non conclude nulla.
Viviamo oggi un relativismo drammatico che fotografa esattamente il clima che domina nella nostra cultura: non è possibile rimanere indifferenti di fronte a pazienti che hanno la sfortuna di essere affetti da un male incurabile, e che non possono nemmeno usufruire di un sostegno medico e morale.
La nostra è una società che presenta la fobia dei principi e affoga nell’empirismo del successo ed esercita solo la voglia di salire su un palcoscenico.
Basta con le apparizioni pubbliche, per “imbonire ed addomesticare le masse”, per i propri tornaconti e si torni a fare politica al servizio degli altri e con “spirito missionario”: quello stesso spirito che anima gli operatori dell’Hospice, che per questo motivo non devono essere abbandonati.
Basta con le “elemosine” elargite “una tantum”, da “furbetti benefattori” che avrebbero invece il compito di trovare soluzioni adeguate e definitive: ove ciò non fosse possibile si trovi il coraggio di dirlo pubblicamente assumendosene le dovute responsabilità.
Non è possibile che periodicamente, con cadenza da ciclo mestruale, dobbiamo sentire il grido di allarme e di aiuto dell’Hospice e siamo costretti, tutti noi che abbiamo a cuore questo problema, a dover intervenire, per stimolare chi è deputato ad occuparsene, in quanto è dotato di quel potere che gli consente di farlo.
La sanità si costruisce (se lo si vuole!) iniziando a “preservare e tutelare”, con ogni mezzo, cio che è funzionale, efficiente ed utile come l’Hospice.
Ove ciò non avvenisse dobbiamo trarne le consequenziali considerazioni: la sanità in Calabria non è mai interessata a nessuno (tranne ai pazienti) e continua a non essere l’interesse da parte dei politici, se non per scopi elettorali ed utilitaristici.
Antonio Nicolò –Capogruppo Pdl al comune di Reggio Calabria-
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