Nonostante tutto la sinistra continua ad ispirarmi tenerezza ed un filo di umana simpatia.
Non fosse altro per quella ingenuità, che continuano ad avere, nel credere che il popolo è bue e dunque conviene avere degli asini tra gli studenti (vedi dati statistici europei).
Non fosse altro perché, per loro il tempo si è fermato al ’68 e non riescono a togliersi di dosso l’”eskimo rivoluzionario” e l’inguaribile amore per la piazza, per i cortei musicali e festaioli, rissosi ed “a pugno chiuso”. In fondo a modo loro sono dei “nostalgici”.
Ispirano tenerezza perché, nonostante tutto, vivono uno psicodramma collettivo, mediante il quale danno libero sfogo ai sentimenti repressi.
Comprendo c’è ancora chi rimpiange quella epoca con rabbia e si emoziona solo al ricordo, mentre una “scossa elettrica” li fa sobbalzare al minimo accenno ad un rispetto delle regole e ad un richiamo al senso di responsabilità.
Che volete farci: rimangono giovani ed esplodono, perchè sono solo loro il gas del cambiamento e la potenza effervescente della società. Beati loro.
Da questo nasce la “protesta anti-Gelmini”. Mezzo a disposizione: la piazza.
Io mi sento un “matusa” (o forse lo sono sempre stato ed è per questo che mi trovo a Destra) e mentre loro vogliono cambiare il mondo io cerco, timidamente, di migliorarlo.
Ecco perché amo il “ritorno all’antico”, fatto di grembiule e di un “amorevole maestro” che mi segue nel mio percorso formativo e diventa un punto di riferimento in una società che sempre più ci relega nel nostro isolamento, in una società dove tutto è consentito e dove tutto è rinnegato: la fede, la patria, la famiglia, le tradizioni, l’ordine, la disciplina, il merito.
Una “società massificante” e “globalizzata” dove viene calpestato e “triturato” il più debole ed il meno furbo, dopo avergli fatto credere che tutto è semplice e dovuto.
E’ questa la società che ci ha consegnato il 68: vogliamo continuare ad essere protagonisti. E dobbiamo esserlo tutti: bravi ed asini, brutti e belli, capaci ed incapaci.
E per esserlo non conta se alla fine non abbiamo un “straccio di preparazione” o se dobbiamo “pagare il conto” per lo sperpero che facciamo.
Una laurea facile, un posto di lavoro per “bigollanare” e guai a chi ce lo tocca.
La nostra società scoppia ma non di salute. Siamo alla nemesi di una politica piccina e non lungimirante che ci ha consegnato una “società trasgressiva e bacchettona”.
Signori della sinistra (tenerezza a parte) dovreste vergognarvi, non per quello che avete fatto (diciamo errori di gioventù) ma per quello che vi apprestate a fare.
Insistere a richiamarci in piazza, alla “protesta comunque”, evocando lo “spirito devastante” della riforma Gelmini non fate altro che creare solo confusione.
Dico questo perché i tempi sono cambiati: anche i meno accorti si rendono conto che “soffriamo” un sistema che è pronto ad implodere.
Dico questo, perché un Governo come questo (centrodestra) non si ferma quando c’è di mezzo l’interesse degli Italiani. perché ha capito che “cincischiare” penalizza tutti e se stessi. Dunque non conviene.
Fatevi furbi (visto che vi piace la protesta): protestate per avere una scuola più efficiente di quella che il centrodestra vi propone, chiedete una maggiore selezione degli insegnanti, pretendete alunni più preparati, maggiore rigore, più serietà. Insomma siate per “pochi ma buoni”.
Lasciate perdere la piazza ed i proclami: il popolo bue ha capito che il fieno nella stalla è finito, che aver “aperto lo steccato” ha provocato solo danni e povertà.
Toglietevi l’eskimo verde militare (ormai fuori produzione), simbolo di proletariato, di controcultura ed indossate gli “umili panni” di chi vuole lottare si, ma per conquistarsi un posto nella società, perché ha fatto dei sacrifici e perché crede alla differenza e nella meritocrazia.
Volevate cambiare il mondo e non siete riusciti nemmeno a cambiare voi stessi.
La piazza vi aspetta ma voi non aspettatevi niente dalla piazza: è stufa ed ha già dato.
Non fosse altro per quella ingenuità, che continuano ad avere, nel credere che il popolo è bue e dunque conviene avere degli asini tra gli studenti (vedi dati statistici europei).
Non fosse altro perché, per loro il tempo si è fermato al ’68 e non riescono a togliersi di dosso l’”eskimo rivoluzionario” e l’inguaribile amore per la piazza, per i cortei musicali e festaioli, rissosi ed “a pugno chiuso”. In fondo a modo loro sono dei “nostalgici”.
Ispirano tenerezza perché, nonostante tutto, vivono uno psicodramma collettivo, mediante il quale danno libero sfogo ai sentimenti repressi.
Comprendo c’è ancora chi rimpiange quella epoca con rabbia e si emoziona solo al ricordo, mentre una “scossa elettrica” li fa sobbalzare al minimo accenno ad un rispetto delle regole e ad un richiamo al senso di responsabilità.
Che volete farci: rimangono giovani ed esplodono, perchè sono solo loro il gas del cambiamento e la potenza effervescente della società. Beati loro.
Da questo nasce la “protesta anti-Gelmini”. Mezzo a disposizione: la piazza.
Io mi sento un “matusa” (o forse lo sono sempre stato ed è per questo che mi trovo a Destra) e mentre loro vogliono cambiare il mondo io cerco, timidamente, di migliorarlo.
Ecco perché amo il “ritorno all’antico”, fatto di grembiule e di un “amorevole maestro” che mi segue nel mio percorso formativo e diventa un punto di riferimento in una società che sempre più ci relega nel nostro isolamento, in una società dove tutto è consentito e dove tutto è rinnegato: la fede, la patria, la famiglia, le tradizioni, l’ordine, la disciplina, il merito.
Una “società massificante” e “globalizzata” dove viene calpestato e “triturato” il più debole ed il meno furbo, dopo avergli fatto credere che tutto è semplice e dovuto.
E’ questa la società che ci ha consegnato il 68: vogliamo continuare ad essere protagonisti. E dobbiamo esserlo tutti: bravi ed asini, brutti e belli, capaci ed incapaci.
E per esserlo non conta se alla fine non abbiamo un “straccio di preparazione” o se dobbiamo “pagare il conto” per lo sperpero che facciamo.
Una laurea facile, un posto di lavoro per “bigollanare” e guai a chi ce lo tocca.
La nostra società scoppia ma non di salute. Siamo alla nemesi di una politica piccina e non lungimirante che ci ha consegnato una “società trasgressiva e bacchettona”.
Signori della sinistra (tenerezza a parte) dovreste vergognarvi, non per quello che avete fatto (diciamo errori di gioventù) ma per quello che vi apprestate a fare.
Insistere a richiamarci in piazza, alla “protesta comunque”, evocando lo “spirito devastante” della riforma Gelmini non fate altro che creare solo confusione.
Dico questo perché i tempi sono cambiati: anche i meno accorti si rendono conto che “soffriamo” un sistema che è pronto ad implodere.
Dico questo, perché un Governo come questo (centrodestra) non si ferma quando c’è di mezzo l’interesse degli Italiani. perché ha capito che “cincischiare” penalizza tutti e se stessi. Dunque non conviene.
Fatevi furbi (visto che vi piace la protesta): protestate per avere una scuola più efficiente di quella che il centrodestra vi propone, chiedete una maggiore selezione degli insegnanti, pretendete alunni più preparati, maggiore rigore, più serietà. Insomma siate per “pochi ma buoni”.
Lasciate perdere la piazza ed i proclami: il popolo bue ha capito che il fieno nella stalla è finito, che aver “aperto lo steccato” ha provocato solo danni e povertà.
Toglietevi l’eskimo verde militare (ormai fuori produzione), simbolo di proletariato, di controcultura ed indossate gli “umili panni” di chi vuole lottare si, ma per conquistarsi un posto nella società, perché ha fatto dei sacrifici e perché crede alla differenza e nella meritocrazia.
Volevate cambiare il mondo e non siete riusciti nemmeno a cambiare voi stessi.
La piazza vi aspetta ma voi non aspettatevi niente dalla piazza: è stufa ed ha già dato.
Antonio Nicolò – Capogruppo di Alleanza Nazionale-
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