martedì 27 gennaio 2009

BUON LAVORO DIRETTORE

Gentile Direttore dell’Azienda Ospedaliera,
mi rivolgo a Lei, subito e pubblicamente, per augurarLe un proficuo lavoro (impresa non semplice) al fine di risollevare le sorti della sanità reggina, ormai retrocessa nella bassa categoria, per usare una metafora calcistica.
Personalmente non La invidio: di questi tempi, fare il Direttore Generale di un’Azienda è come orientarsi all’interno della foresta amazzonica.
Mi rendo conto che è inusuale il modo di darLe il benvenuto, ma i tempi e la tragicità lo richiedono.
Se Lei avrà seguito (come certamente ha fatto) le polemiche di questi giorni (e non solo di questi giorni), avrà chiara la situazione ospedaliera che l’attende.
Sicuramente Le sarà noto il “codazzo di servi” che puntualmente busseranno (se non lo hanno già fatto) alla sua porta per ottenere (mascherando come interessi collettivi) privilegi personali.
Amici e pseudo-amici dell’ultima ora che, inesorabilmente attratti dal potere, riescono a fare “prodigi di agilità dorsale” che, molto frequentemente, non vengono disdegnati dal “Direttore di turno”, il quale per l’incarico ricevuto non resiste alla tentazione di “lievitare” e “sollevarsi da terra” perdendo ogni contatto con la realtà.
Sono certo (conoscendoLa) che non è il caso suo; peraltro la situazione richiede di avere, proprio i piedi, saldamente ancorati per terra, e questa mia lettera altro non è che un invito a guardare dritto in faccia la realtà.
Pertanto la invito ad incontrare nei luoghi di lavoro, facendosi un giro per i reparti e servizi, gli operatori sanitari ed evitare di rinchiudersi nelle sue stanze dialogando con i soliti “quattro sindacalisti” le cui lotte (quasi sempre) sono strumentali.
Dopo questa breve, se pur necessaria premessa, vengo subito al nocciolo della questione.
Ritengo, conoscendo la realtà dove io stesso opero, ed in qualità di politico,di dover porre alla Sua attenzione (ove ve ne fosse bisogno), dei problemi di non difficile soluzione ma che meritano priorità rispetto ad altri non meno importanti.
Mi riferisco “in primis” alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui (ormai da tempo) versa il nostro Ospedale: Le sarà sufficiente uno “sguardo”, anche non attento, per rendersene conto: una “spiacevole” visione si offrirà ai suoi occhi e le sembrerà di trovarsi in “un mercatino rionale” piuttosto che in un Ospedale.
La scarsa o nulla manutenzione dell’Ospedale che i suoi “illustri predecessori” non hanno avuto il buonsenso di fare ha ridotto l’Ospedale come una delle tante strabelle di Beirut.
Nelle ore notturne l’Ospedale diventa un luogo insicuro ed a rischio per gli operatori sanitari, in quanto l’accesso è libero a chiunque e difficilmente controllabile per le numerose vie di accesso (anziché essercene una sola di notte).
Parcheggi “selvaggi” e “scriteriati”, in quanto chiunque può sostare dove meglio crede non essendoci alcuna regolamentazione.
Questi sono alcuni degli esempi che trovano una “semplice soluzione” con una “banale regolamentazione” usando semplicemente il buon senso.
L’Ospedale è luogo dove il malato necessita di diagnosi e cura (il concetto è lapalissiano).
Per la prima, ossia la diagnosi, è necessario che principalmente i Servizi funzionino in maniera soddisfacente, per la seconda (la cura) è necessario che i nostri operatori sanitari (di alta professionalità) siano messi nelle condizioni di operare al meglio (intendo eliminazione dei ricoveri in barella, luoghi di lavoro a norma e strutture confortevoli per il malato).
Non voglio dilungarmi (l’elenco è lungo) e non voglio certamente darLe dei suggerimenti, in quanto è da molto tempo che Lei si occupa di sanità (e dunque persona competente) ma vorrei concludere con una banale riflessione: sarebbe bastato che ognuno dei “tanti” Direttori che l’hanno preceduta, avesse risolto un solo problema (tra i tanti che ci sono), uno solo, che oggi noi avremmo un ospedale funzionante e qualificato.
Nell’augurarLe buon lavoro ricordo a Lei, e ad ognuno di noi che tutti, prima o poi, avremo bisogno di un luogo dove ricorrere quando avremo un problema di salute: e questo è l’Ospedale, non dimentichiamolo !


Antonio Nicolò – Capogruppo di Alleanza Nazionale-




MANIFESTO DEL FUTURISMO



MANIFESTO DEL FUTURISMO

"Le Figaro"20 Febbraio 1909
1) Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2) Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.3) La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.4) Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo...un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.5) Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.6) Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.7) Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.8) Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.9) Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.10) Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.11) Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.E’ dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.