Forse qualcuno non lo sa ma il polipo, nel regno animale, è il re del trasformismo.
A differenza di quello che comunemente si pensa, il polipo, è un mollusco cefalopode molto intelligente (ha neuroni sparsi in tutti il corpo!).
Cosa che non si può dire dei nostrani politici trasformisti, i cui pochi neuroni, che hanno, fanno fatica a collegarsi tra di loro.
In comune hanno che, come il polipo in caso di pericolo è disposto a sacrificare uno o due tentacoli, i nostri politici bucanieri sono disposti a rischiare di perdere la faccia e non solo quella.
Politica parassitaria, verrebbe da dire. Becera cucina clientelare al ristorante della sinistra (con pochi euro pranzo completo, bevande incluse).
Sono gli affari a determinare la politica.
Si tratta di un comportamento che rifiutiamo nettamente e che rappresenta l’antitesi di una politica corretta e seria, e che identifica la politica stessa con l’arte dell’adeguamento alle circostanze. Adattamento mimetico come il polipo.
Questi signori dimenticano che chi si candida sotto le insegne di un programma, di una coalizione, all’atto del voto, stringe un patto con i cittadini.
Un patto formale e solenne che rappresenta un vincolo politico e morale.
Qui, purtroppo, sembra che le idee valgono per quello che costano e non per quello che rendono.
Insomma vale il motto giacobino “ci si butta e poi si vede”.
Come se i voti fossero patrimonio personale, da gestire come si vuole, e non voti di rappresentanza dell’elettore.
Io penso che, se esistesse un tribunale politico della storia, questi soggetti verrebbero processati e certamente condannati per “alto tradimento politico”. La confusione sotto il cielo della politica è totale.
Guardare oggi la realtà locale è come stare sulla riva di un fiume quando arriva l’alluvione: tutto è pronto a dissolversi, per sparire nella fiumana.
La domanda sorge spontanea direbbe qualcuno: Cui prodest? A chi giova?
La panacea di tutti i mali ci viene proposta dal “dottor sottile” Curia che per uscire dal marasma propone una “dimissione di massa” dei consiglieri comunali.
Se intendeva una “epurazione di massa” mi trova d’accordo.
Perché? Ve lo dico subito. Il servilismo del regime diventa regola, si allarga, celebra i suoi trionfi. Il qualunquismo pebleo che sembrava destinato all’oblio torna alla ribalta. Questi sono i fatti.
“Ci vorrebbero degli Dei per dare delle leggi agli uomini” avrebbe detto Rousseau.
Sono certo che neanche Falcomatà avrebbe gradito questo tipo di politica, perché come Scopelliti ciò che li accomuna è l’idea che, a governare, siano uomini veri con la schiena diritta.
Uomini di taglia rupestre per intenderci non nanerottoli ed ominidi.
Sparare oggi su Scopelliti equivale a sparare sul pianista affinché la musica rimanga sempre allegra.
Le oligarchie dell’eterogeneo orto botanico della sinistra, fatta di quercie, ulivi.margherite e affini, girano a vuoto come i loro girotondi di piazza. Lo snobbismo di sinistra parla per sentenza, rilascia verdetti non dichiarazioni.
Troppe astuzie da mestieranti e troppe mobilitazioni emozionali del centrosinistra, che vuole solo terrorizzare, incuranti dei danni che provocano alla città e di ciò che pensano i cittadini.
Piaccia o non piaccia, vogliono solo mettere paura.
E mi viene in mente una favola di Esopo. Ve la racconto:
Un asino si mise addosso la pelle di un leone e andava attorno seminando il terrore fra tutte le bestie. Vide una volpe e volle provarsi a far paura anche a lei. Ma quella, che per caso aveva già sentito la sua voce un’altra volta, gli disse: “Sta’ pur sicuro che, se non ti avessi mai sentito ragliare, avresti fatto paura anche a me”.
Antonio Nicolò-Consigliere Comunale di Alleanza Nazionale